Lo scorso venerdì 26 febbraio si è tenuta la prima riunione virtuale dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche centrali del G20 sotto la Presidenza italiana.
Nei mesi passati le delegazioni dei Paesi e delle organizzazioni internazionali che prendono parte al forum hanno definito l’agenda dei lavori del Finance Track per far fronte alle conseguenze della pandemia sull’economia globale, al fine di favorire una ripresa sostenibile ed inclusiva: nel meeting della scorsa settimana, quindi, ministri, governatori, e rappresentanti delle organizzazioni internazionali hanno discusso le priorità identificate per il 2021, concordando sulla necessità di sostegno ad una ripresa che permetta un rapido superamento della crisi, ed il ripristino della crescita.
Una partenza nel solco del multilateralismo
È stato riconosciuto, si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Presidenza che, «nonostante l’avvio delle campagne di vaccinazione e l’evidenza di primi segnali di ripresa, permangono difficoltà sia da un punto di vista economico che sanitario. I Paesi membri concordano sulla volontà di rafforzare il coordinamento internazionale per affrontare le attuali sfide globali, partendo da priorità condivise e da un approccio multilaterale».
Si è aperto, quindi, nel solco del multilateralismo il primo vertice dei ministri delle Finanze del G20, per concludersi con due risultati importanti. In primo luogo, sono stati ribaditi i vantaggi di azioni coordinate e di una rafforzata cooperazione, e l’obiettivo di evitare premature interruzioni delle misure di stimolo monetario e supporto fiscale ed economico, fino al raggiungimento di una ripresa forte e bilanciata. La preoccupazione dei mercati per il possibile rialzo dell’inflazione, che provocherebbe un rialzo dei tassi di interesse a lungo termine è stata tuttavia allontanata dal governatore Visco, che l’ha giudicata passeggera, e non particolarmente rilevante.
In secondo luogo, poi, è stato compiuto un notevole passo in avanti nel dibattito sulle questioni relative alla regolamentazione e all’inclusione finanziaria, ed alla finanza sostenibile.
La riforma del sistema di tassazione internazionale
La riforma del sistema di tassazione internazionale, ha affermato il ministro Franco, è divenuta una importante priorità, e la nuova posizione degli Stati Uniti, emersa dalle dichiarazioni della neosegretaria al Tesoro, Janet Yellen, faciliterà certamente il raggiungimento di un accordo sulla tassazione delle multinazionali. La delegata statunitense ha difatti annunciato l’abbandono della rigida posizione dell’amministrazione Trump sulla clausola del cosiddetto safe harbour (porto franco), proposta nei precedenti negoziati (di fatto bloccati) dall’ex segretario del Tesoro, Steven Mnuchin. Secondo questa clausola le multinazionali avrebbero avuto la possibilità di scegliere senza vincoli il sistema di tassazione più favorevole, in deroga alla regola generale.
Grazie alla rinnovata apertura atlantista dell’amministrazione Biden, quindi, il braccio di ferro tra i due continenti si è finalmente interrotto (e con esso anche le minacce di ritorsioni e dazi sul settore automobilistico da parte degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa), permettendo una ripresa del dialogo incardinato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico verso due pilastri:
– una tassazione delle big tech nei Paesi all’interno dei quali esse realizzano effettivamente il proprio fatturato, con aliquote minime su tutti i Paesi (global minimum tax);
– una regolamentazione comune sulla ripartizione dei profitti aziendali tra le diverse nazioni in cui operano i colossi digitali, che permetta un rientro dei proventi delle società all’interno degli schemi fiscali nazionali, e non più una smaterializzazione dei servizi come avviene attualmente (web tax).
Questa importante svolta potrebbe condurre ad un accordo già nel mese di luglio con il Simposio di alto livello sulla tassazione internazionale, che avrà luogo a Venezia, a ridosso della terza riunione dei ministri e governatori G20, e rappresenterebbe un grande successo per il nostro Paese, da sempre impegnato in prima fila, insieme alla Francia, su questo fronte.
La risposta alla crisi
Sullo sfondo, restano sempre i temi legati all’attuale ed a eventuali future pandemie. A questo scopo, si legge ancora nel comunicato, è stato istituito «un Panel Indipendente di alto livello per il finanziamento di beni comuni globali per la preparazione e la risposta alle crisi pandemiche (High Level Independent Panel – HLIP on financing the global commons for pandemic preparedness and response)». Nonostante gli sforzi senza precedenti, infatti, poiché l’attuale pandemia ha acuito ulteriormente il divario economico già presente tra i Paesi, sul piano delle misure anticrisi le politiche economiche e fiscali non possono che proseguire in stretta correlazione con le politiche sanitarie. I ritardi sulle vaccinazioni rischiano di ampliare ulteriormente il gap strutturale tra i Paesi, in particolare nelle aree più povere e vulnerabili del pianeta.
A tal proposito, e con l’obiettivo di ridurre anche l’impatto del divario sulla ripresa globale, è stata ribadita la necessità di assistere le aree in via di sviluppo nella gestione del debito, attraverso una sospensione del servizio, e l’incarico alle organizzazioni finanziarie internazionali di esplorare nuovi strumenti per garantire, a livello globale, le esigenze di finanziamento e adeguate riserve di valuta nel lungo periodo (ricordiamo che la possibilità di fornire, attraverso il Fondo Monetario Internazionale, linee di credito per 500 miliardi di dollari, è stata scartata in passato dall’amministrazione Trump).
Il FMI, prosegue il comunicato, «proporrà una allocazione generale dei diritti speciali di prelievo», aggiungendo che «le strategie della ripresa possono rappresentare una opportunità per la promozione di modelli di sviluppo maggiormente sostenibili e promuovere la transizione verso società più eque e inclusive».