«Digitalizzazione a misura di umanità»: il diritto di accesso a Internet (Parte 1)

In un’epoca sempre più globalizzata, l’avvento e il consolidamento di Internet hanno contribuito significativamente a ridefinire lo spazio sociale (pubblico e privato), ad articolare i rapporti tra le persone (e tra i cittadini e le istituzioni), a delineare modalità innovative di produzione e di divulgazione delle informazioni e del patrimonio conoscitivo, a configurare l’organizzazione del lavoro. Lo spazio cibernetico ha consentito lo sviluppo di società più aperte e libere, aumentando in modo esponenziale la quantità di dati accessibili al pubblico.

Il successo della sua diffusione è dovuto alle innumerevoli possibilità che la rete offre in termini di potenziamento di servizi e applicazioni. Qualsiasi informazione viene oggi trattata secondo modalità differenti, sulla base anche della tipologia di dispositivo utilizzato e degli obiettivi di ciascun individuo. Per questo motivo Internet è ormai considerato una risorsa globale e – in quanto tale – universale.

Con l’avvento della Pandemia è diventato sempre più evidente come l’accesso a Internet fosse cruciale per l’esercizio di diritti individuali e fondamentali, fra tutti il diritto al lavoro e all’istruzione. Negli ultimi anni, tuttavia, il web si è rivelato altresì un elemento di marginalizzazione sociale presentando non poche criticità

In un mondo sempre più interconnesso, è importante che i singoli individui riescano ad accedere alla rete in condizioni di parità, e che ogni Stato membro dell’UE garantisca metodologie e competenze specifiche nonché strumentazioni tecniche adeguate. Il riconoscimento di tali prerogative, attraverso la loro qualificazione in diritti, costituisce dunque un pilastro centrale per le nostre società, nonché presupposto fondamentale per la realizzazione di una vera a propria cittadinanza e democrazia digitale a livello europeo (e internazionale).

La posizione di Sassoli: una «digitalizzazione a misura di umanità»

È ormai consapevolezza diffusa che l’affermazione dei diritti umani e sociali nel XXI secolo dipenda sempre di più dalla possibilità di accedere a Internet e ad altre forme di tecnologia. Oggi la mancanza di un accesso veloce e stabile implica espressioni di esclusione dalla vita sociale. Siamo dunque di fronte a una rilevante questione democratica, forse non sufficientemente al centro della discussione politica degli Stati membri dell’Unione europea.

In una lettera apparsa a luglio 2020 sul quotidiano «La Repubblica» [1], l’ex Presidente dell’Europarlamento rispondeva a una riflessione fatta da Romano Prodi dicendo:

«Sono convinto […] che l’Unione europea possa svolgere un ruolo di guida nella definizione di standard mondiali per un accesso alla Rete uguale per tutti contribuendo, nel contesto multilaterale, alla discussione avviata dalle Nazioni Unite. Mai come in questi mesi di lockdown […] l’impossibilità di accesso alla rete, per ragioni geografiche, economiche o sociali, si è rivelata un pesante elemento di marginalizzazione. […] Perché non sia fonte di disuguaglianza, è altrettanto necessario che l’accesso alla Rete si basi su regole di equità. […] L’uguaglianza non è un punto di partenza, ma un obiettivo. […] Abbiamo bisogno di offrire, invece, risposte democratiche a domande che appaiono tecniche quando in realtà non lo sono. […] Queste circostanze lasciano ora all’Unione Europea la responsabilità di essere il punto di riferimento per definire i diritti di accesso. Il Covid19 ha reso palese qualcosa di già evidente: la digitalizzazione non aspetta. La questione non è se avverrà o meno, ma se sarà per tutti. Dobbiamo sbarazzarci dei luoghi comuni, adottare un atteggiamento razionale, impegnare le istituzioni a guidare questo cambiamento. Non possiamo continuare a oscillare tra la fede incondizionata nella tecnologia e l’oscurantismo di coloro che attribuiscono al digitale tutti i problemi del nostro tempo. […] È un inganno far credere che le persone non possano approfittare in modo equo e dignitoso di ciò che il digitale offre se non conoscono la sua tecnologia. Questo porta a ingiustizie. […] L’accesso alla rete come nuovo diritto umano. Il Parlamento europeo è pronto a questa sfida. […] Dobbiamo scrivere il nostro tempo. Per questo serve indicare la strada verso una digitalizzazione a misura di umanità».

Le tecnologie digitali devono essere a «misura di umanità»,  un servizio proprio della società e non viceversa. Secondo Sassoli, l’accesso a Internet rappresenta un diritto fondamentale di ogni cittadino europeo e, in quanto tale, deve essere riconosciuto e garantito in modo da favorire l’inclusione digitale e la partecipazione attiva alla società. 

Assicurare un accesso equo e sostenibile a Internet evita il rischio di una «disuguaglianza digitale» che porta alla marginalizzazione di alcune categorie sociali. In questo contesto, l’ex Presidente del Parlamento europeo sosteneva che la digitalizzazione dovrebbe essere guidata dai valori e dai principi europei, tra i quali la solidarietà, la coesione sociale e la promozione dei diritti umani. È fondamentale dunque investire in infrastrutture digitali, promuovere politiche sostenibili e garantire la neutralità della rete per proteggere i diritti fondamentali e promuovere l’innovazione e la concorrenza. 

Alcuni dati

Nonostante l’UE disponga di una copertura completa a banda larga, solo il 70% delle famiglie può beneficiare di una connettività di rete fissa ad altissima capacità (VHCN – Very High Connection Network) con il potenziale di offrire velocità in Gigabit. Sussiste inoltre un ampio divario tra le cifre delle zone rurali e quelle nazionali, nonostante le “aree a basso insediamento” abbiano registrato un aumento della copertura di Internet ad alta velocità, dal 4% nel 2013 al 37% nel 2021 [2]. Tra gli Stati membri più all’avanguardia abbiamo Malta, Lussemburgo, Danimarca, Spagna, Lettonia, Paesi Bassi e Portogallo. Al contrario, in Grecia solo una famiglia su cinque ha accesso alla VHCN fissa [3].

L’accesso e la capacità di utilizzo di Internet offrono vantaggi senza paragoni; allo stesso tempo, tuttavia, possono accentuare le disuguaglianze tra coloro che non dispongono di tale prerogativa. I cittadini che non dispongono di un adeguato accesso a Internet non possono usufruire di strumenti di partecipazione e opportunità che sono diventati parte della vita quotidiana. Le persone prive di adeguate conoscenze e competenze digitali di base rischiano di essere lasciate indietro. Tali disparità sociali si sono rese particolarmente evidenti durante il periodo del lockdown e, purtroppo, sussistono ancora. 

 

[1] D. Sassoli, “La risposta del presidente dell’Europarlamento a Romano Prodi. Sassoli: «Il diritto al web sia una battaglia europea»”, in La Repubblica, 19 luglio 2020, disponibile su: https://www.repubblica.it/politica/2020/07/19/news/sassoli_il_diritto_al_web_sia_una_battaglia_europea_-262314742/.

[2] Eurostat, Increase in high-speed internet coverage in 2021, 22 agosto 2022, disponibile su: https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/ddn-20220822-1.

[3] European Commission, Digital Economy and Society Index (DESI) 2022, disponibile su: https://ec.europa.eu/newsroom/dae/redirection/document/88764

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