Al giorno d’oggi, il mondo si muove con estrema rapidità. Non che sia cambiato il tempo del moto di rotazione terrestre, ma a farla da padrone sono l’innovazione, l’efficienza, l’accessibilità, la competitività e la sostenibilità. Tutto ciò è possibile grazie all’avanzamento tecnologico e alla digitalizzazione che hanno permesso al pianeta di evolvere e divenire un mondo globalizzato. La digitalizzazione ha rafforzato più che mai l’interconnessione tra i popoli, facilitando la collaborazione globale, lo scambio di conoscenze e informazioni e la competizione tra le imprese, influenzando la cultura, l’economia e la società nel loro complesso.
L’Unione Europea non è rimasta a guardare, e con forte convinzione ha puntato sulla transizione digitale per sfruttare al massimo il potenziale delle tecnologie digitali per promuovere la crescita economica, l’innovazione e il benessere dei cittadini. L’UE intende promuovere i suoi valori etici e democratici nel resto del mondo integrandoli anche nello sviluppo digitale, facendo sì che le tecnologie mettano al primo posto l’essere umano e i suoi diritti.
Perché il digitale è un asset strategico?
Sin dal 2010, l’UE ha puntato sullo sviluppo delle ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), adottando la prima agenda digitale europea con l’obiettivo di migliorare i prezzi per le comunicazioni elettroniche, la connettività Internet e la tutela dei consumatori, promuovere le competenze digitali, il calcolo ad alte prestazioni, la digitalizzazione dell’industria, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e la modernizzazione dei servizi pubblici. Con la strategia per il mercato unico digitale del 2015, l’UE mirava a garantire un miglior accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa, promuovere condizioni ottimali per reti e servizi digitali, e amplificare il potenziale di crescita dell’economia digitale. La seconda agenda digitale europea 2020-2030 rimarca l’importanza dello sviluppo tecnologico e dà priorità all’informatica quantistica, strategie blockchain, IA, semiconduttori, sovranità digitale, cybersicurezza, 5G/6G, spazi europei dei dati e norme tecnologiche globali [1]. Essendo la tecnologia un essenziale motore di sviluppo, non è possibile non considerare il digitale come un asset strategico assai prezioso, al fine di elevare la competitività e posizionarsi su un gradino superiore nel panorama globale sempre più digitalizzato. Da un punto di vista economico, le aziende digitali sono spesso più agili e in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato, grazie soprattutto alla capacità di interpretare i dati analizzando i nuovi bisogni e le tendenze, e implementando strategie con maggiore velocità ed efficacia. Alla base della concezione del digitale come asset strategico vi è l’efficienza operativa delle aziende che, utilizzando l’IA, l’Internet delle cose (IoT) e blockchain, riescono a creare valore e differenziarsi dalla concorrenza. In questa ottica, l’UE ha riservato 250 miliardi di euro dal programma di NextGenerationEU per dare impulso alla digitalizzazione [2].
Sovranità digitale e autonomia strategica aperta
La “sovranità digitale dell’UE” si riferisce al concetto e all’obiettivo dell’UE di acquisire maggiore controllo e autonomia sulla propria infrastruttura digitale, dati ed ecosistema tecnologico. Nello specifico, fa riferimento all’abilità di agire in modo indipendente nel mondo digitale, comprendendo una serie di politiche e iniziative volte a ridurre la dipendenza dell’UE dalle società tecnologiche straniere, a migliorare la sicurezza e la privacy dei dati, e a promuovere l’innovazione tecnologica europea. La sovranità digitale è vista come un modo per l’UE di affermare un maggiore controllo sul suo futuro digitale e garantire che i suoi valori, leggi e interessi siano rispettati nel regno digitale. Il tutto è collegato al concetto di “autonomia strategica aperta”, una parte fondamentale dell’approccio dell’UE alla politica estera, al commercio e alle relazioni internazionali. Esso riflette l’ambizione dell’UE di agire in modo più indipendente sulla scena globale pur rimanendo aperta alla cooperazione internazionale. L’autonomia strategica aperta è spesso utilizzata nel contesto delle politiche economiche e di sicurezza e indica il desiderio dell’UE di trovare un equilibrio tra autosufficienza e impegno internazionale. È importante sottolineare che l’aspetto “aperto” di questo concetto significa che l’UE non intende isolarsi o tagliare i legami con il resto del mondo; al contrario, essa cerca di rimanere aperta alla cooperazione con altri paesi e organizzazioni internazionali. Il perseguimento di un’autonomia strategica aperta da parte dell’UE non è inteso a indebolire i partenariati internazionali, ma a rafforzare la sua capacità di impegnarsi efficacemente secondo le proprie condizioni. L’UE sta cercando di ridurre i rischi derivanti dalle minacce provenienti da altri paesi cercando di ottenere una posizione più elevata nello scacchiere internazionale. Con la sua strategia europea di sicurezza economica, per la prima volta l’UE ha collegato le questioni economiche alla sicurezza e alla politica estera.
L’UE vuole emergere come attore attivo in grado di far rispettare le proprie regole e proteggere i propri cittadini da eventuali rischi provenienti dall’ester(n)o. Ad esempio, nel campo della sicurezza informatica, la dipendenza dall’infrastruttura 5G cinese è stata identificata come fondamentale debolezza dell’UE con il correlato rischio che l’assenza di un cyberspazio europeo unificato apra la porta all’influenza straniera [3].
Un’altra crescente preoccupazione per gli Stati membri dell’UE è la mancanza di controllo sui dati prodotti all’interno del loro territorio. Il mercato globale del cloud pubblico è attualmente in gran parte dominato da Stati Uniti e Asia, e per questo, i governi europei e gli operatori del settore in Europa hanno incoraggiato le istituzioni a provvedere. L’UE ha lavorato e sta lavorando all’implementazione di regole specifiche e a collaborazioni ben definite che non comprendano squilibri o sopraffazioni. A proposito, è doveroso menzionare il “CLOUD Act” statunitense o, meglio, “Clarifying Lawful Overseas Use of Data Act” [4], approvato dal Congresso americano nel febbraio 2018, con cui si proponeva di ottenere l’accesso alle informazioni memorizzate sui server di aziende americane al di fuori degli Stati Uniti, come Microsoft, per indagini giudiziarie. In risposta, L’UE ha chiarito che affinché ciò avvenga è necessario un accordo internazionale e che l’articolo 49 del GDPR (regolamento generale sulla protezione dei dati) già stabilisce le condizioni per cui potrebbe avvenire un trasferimento di dati personali al di fuori dell’UE, compreso l’esplicito consenso del soggetto o il verificarsi di uno stato di necessità per importanti motivi di interesse pubblico. L’UE si è resa conto che il raggiungimento della sovranità digitale richiedeva un controllo e una regolamentazione ad hoc delle cosiddette GAFAM, cioè le cinque principali aziende tecnologiche americane (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft), per bilanciare la promozione della competitività con la protezione dei diritti dei cittadini europei. È quindi opportuno riconoscere che, nel corso degli anni, l’UE ha accumulato un ritardo economico nel settore digitale, come risulta evidente dall’assenza di grandi imprese digitali paragonabili a quelle che operano negli Stati Uniti e in Cina. Grazie a questa consapevolezza situazionale, le istituzioni europee sono state indotte a intraprendere iniziative per ovviare al gap competitivo, per cercare di raggiungere un certo grado di autonomia e limitare i rischi derivanti dalla subalternità a paesi terzi.
Rafforzamento della leadership tecnologica europea
Alla luce di quanto precedentemente detto, l’UE ha introdotto progetti e iniziative per rafforzare la sua leadership tecnologica e ridurre la sua dipendenza dagli attori stranieri. Il tutto è reso possibile grazie ad una grande base di programmi di investimento, come “Horizon Europe” e “Europa Digitale”, con i quali sono stati stanziati miliardi di euro dedicati alla ricerca e alla trasformazione digitale [5]. A seguito della pandemia da Covid-19, l’Unione Europea ha sviluppato un piano ad hoc chiamato “Digital Compass 2030” [6] (Bussola digitale per il 2030), individuando tutti gli obiettivi da raggiungere durante il cosiddetto decennio digitale europeo. Il piano si articola attorno quattro punti cardini: competenze, infrastrutture, imprese e servizi pubblici. È necessario che i cittadini siano digitalmente autonomi, responsabili e competenti affinché ci sia una forza lavoro esperta e qualificata per le imprese che devono implementare le tecnologie digitali per creare nuovi prodotti e processi, includendo l’intelligenza artificiale, la robotica e l’edge comptuing. La competenza digitale è necessaria per far fronte anche ai servizi online offerti dai paesi europei, strumenti efficienti, accessibili a tutti e sicuri. L’UE vede la digitalizzazione come motore economico-sociale e importante fattore di influenza globale. In questa ottica, è stato istituito il Consorzio europeo per le infrastrutture digitali (EDIC), volto ad aiutare gli Stati membri nell’attuare gli obiettivi del Digital Compass e nella creazione di progetti multinazionali. Tuttavia, è importante sottolineare che lo sviluppo del settore tecnologico-digitale all’interno dei confini UE non esclude né elimina definitivamente la collaborazione con le grandi aziende straniere che sono presenti da anni nel territorio europeo, anche perché ciò sarebbe impensabile e andrebbe contro i valori dell’UE e le regole della concorrenza di mercato.
Due esempi che rappresentano la volontà di rafforzamento della leadership tecnologica sono il progetto “Gaia-X” e la legge europea sui semiconduttori (European Chips Act).
Gaia-X (https://gaia-x.eu/) è un’iniziativa che coinvolge diverse aziende e organizzazioni europee, con l’obiettivo di creare un’infrastruttura cloud sovrana e sicura per dati e servizi digitali, che rispetti le normative in materia di protezione dei dati, sicurezza informatica, autonomia digitale. Gaia-X mira a creare un vero e proprio standard europeo per il cloud e garantire la sovranità dei dati, fungendo da associazione a cui le aziende possono aderire per usufruire di strumenti e protocolli per la gestione dei dati. A questa iniziativa, si collega il Data Act [7] entrato in vigore nel gennaio 2024, che rappresenta un potente motore per l’innovazione e nuovi posti di lavoro. Esso prevede una serie di misure al fine di aumentare la certezza del diritto per le imprese e i consumatori in materi di dati; stabilire un quadro normativo per consentire ai clienti di passare tra diversi fornitori di servizi di trattamento dei dati per sbloccare il mercato cloud dell’UE; attenuare l’abuso di squilibri contrattuali che impediscono una condivisione equa dei dati. L’interoperabilità è esaltata come elemento chiave che permette alle aziende e organizzazioni di accedere e condividere i dati in modo sicuro e trasparente.
Lo European Chips Act [8] mira a rafforzare la competitività e la resilienza dell’UE nelle tecnologie e applicazioni dei semiconduttori, ormai divenuti fondamentali in ogni settore. I microchip sono componenti elettroniche essenziali per i prodotti digitali utilizzati nella vita quotidiana, dal telefono cellulare ad un aereo, senza i quali non sarebbe possibile il loro funzionamento. La domanda per i semiconduttori è aumentata negli anni, e le recenti sfide, come la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina, hanno reso vulnerabile la catena di approvvigionamento globale. In questo contesto, l’UE intende aumentare la produzione di semiconduttori fino al 20% del mercato globale entro il 2030 attraverso un grande investimento di 43 miliardi di euro accompagnato da investimenti privati a lungo termine, al fine di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. La strategia vuole affrontare la carenza di competenze, attrarre nuovi talenti, sviluppare le capacità di innovazione, progettazione, fabbricazione di chip avanzati, e rafforzare la leadership europea nel campo della ricerca e della tecnologia verso chip più piccoli e veloci. I semiconduttori sono la base dello sviluppo digitale, per questo è estremamente necessario assicurarsi un ruolo preponderante e di rilievo in questo settore, senza escludere la creazione di partenariati internazionali con paesi che condividono i principi e i valori dell’UE.
In conclusione, la strada verso la sovranità digitale dell’Unione Europea richiede impegno e determinazione. Attraverso la regolamentazione, gli investimenti nel settore tecnologico, la cybersecurity e la collaborazione internazionale, è possibile raggiungere un’autonomia strategica tale da permettere all’UE di giocare un ruolo di rilievo nelle complesse dinamiche globali.
[1] Parlamento Europeo. Note tematiche sull’Unione Europea. “Un’agenda digitale europea.” Dicembre 2023. https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/64/un-agenda-digitale-europea
[2] Commissione Europea. “Un’Europa pronta per l’era digitale.” https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age_it
[3] Madiega, Tambiama. “Digital sovereignty for Europe”. European Parliamentary Research Service. Luglio 2020. https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2020/651992/EPRS_BRI(2020)651992_EN.pdf
[4] Congresso degli Stati Uniti d’America. “Clarifying Lawful Overseas Use of Data Act”. 6 febbraio 2018. https://www.congress.gov/bill/115th-congress/senate-bill/2383/text
[5] Madiega, Tambiama. “Digital sovereignty for Europe”. European Parliamentary Research Service. Luglio 2020. https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2020/651992/EPRS_BRI(2020)651992_EN.pdf
[6] Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale”. Marzo 2021. https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:12e835e2-81af-11eb-9ac9-01aa75ed71a1.0021.02/DOC_1&format=PDF
[7] Regolamento (UE) 2023/2854 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2023 riguardante norme armonizzate sull’accesso equo ai dati e sul loro utilizzo e che modifica il regolamento (UE) 2017/2394 e la direttiva (UE) 2020/1828 (regolamento sui dati). https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?qid=1704709568425&uri=CELEX%3A32023R2854
[8] Regolamento (UE) 2023/1781 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 settembre 2023 che istituisce un quadro di misure per rafforzare l’ecosistema europeo dei semiconduttori e che modifica il regolamento (UE) 2021/694 (regolamento sui chip). https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv%3AOJ.L_.2023.229.01.0001.01.ITA