«La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!»[1].
La crisi della civiltà moderna.
«La civiltà moderna ha posto come proprio fondamento il principio della libertà, secondo il quale l’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita. Con questo codice alla mano si è venuto imbastendo un grandioso processo storico a tutti gli aspetti della vita sociale, che non lo rispettassero»[2].
Nato durante uno dei periodi più bui della storia europea, in un contesto di guerra e totalitarismo, Il Manifesto di Ventotene rappresenta uno dei testi fondativi del progetto d’integrazione europea. Nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, mentre l’Europa era soggetta al dominio nazifascista, un piccolo gruppo di intellettuali confinati sull’isola di Ventotene elaborava una visione radicale del futuro del continente. Il Manifesto per un’Europa libera e unita[3] – noto come Manifesto di Ventotene – fu redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con la collaborazione di Eugenio Colorni. Il documento, grazie alla “diffusione” di Ursula Hirschmann e Ada Rossi, proponeva una federazione europea come unico strumento per superare nazionalismi distruttivi e guerre, rappresentando una rottura netta con lo status quo ed immaginando una federazione europea capace di prevenire nuove guerre e garantire la libertà dei popoli. Il testo, clandestino e rivoluzionario per l’epoca, sosteneva che la sola vittoria sul nazifascismo non sarebbe bastata a garantire la pace, bensì, sarebbe stato necessario smantellare gli stati nazionali assoluti e costituire una federazione sovranazionale europea. A circa ottant’anni dalla sua stesura, la crisi della democrazia rappresentativa e le tensioni che attraversano l’Unione Europea pongono interrogativi sulla validità e l’attualità di quel sogno. Oggi, in un contesto segnato da crisi democratiche, populismi e disillusione verso le istituzioni europee, il “sogno” contenuto in quel manifesto torna ad assumere una rilevanza drammatica.
«La storia viene falsificata nei suoi dati essenziali, nell’interesse della classe governante. Le biblioteche e le librerie vengono purificate di tutte le opere non considerate ortodosse. Le tenebre dell’oscurantismo di nuovo minacciano di soffocare lo spirito umano. La stessa etica sociale della libertà e dell’eguaglianza è scalzata. Gli uomini non sono più considerati cittadini liberi, che si valgono dello stato per meglio raggiungere i loro fini collettivi. Sono servitori dello stato, che stabilisce quali debbano essere i loro fini, e come volontà dello stato viene senz’altro assunta la volontà di coloro che detengono il potere. Gli uomini non sono più soggetti di diritto, ma, gerarchicamente disposti, sono tenuti ad ubbidire senza discutere alle autorità superiori che culminano in un capo debitamente divinizzato. Il regime delle caste rinasce prepotente dalle sue stesse ceneri»[4].
Il Manifesto delineava chiaramente la necessità di una rivoluzione europea che portasse a un nuovo ordine politico, fondato sulla democrazia, sull’autonomia dei popoli e sulla giustizia sociale. Il progetto mirava a rompere con le élite dominanti, che usavano il nazionalismo per conservare il proprio potere. L’idea federale diveniva così una linea di demarcazione tra forze progressiste e conservatrici, cosicché da poter rappresentare un futuro di pace e cooperazione, contro un passato di divisioni e guerre.
«Un’Europa libera e unita è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era farà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la disuguaglianza ed i privilegi sociali. Tutte le vecchie istituzioni conservatrici che ne impedivano l’attuazione saranno crollate o crollanti; e questa loro crisi dovrà essere sfruttata con coraggio e decisione»[5].
Il progetto europeo, ispirato anche dal pensiero federalista del Manifesto, prese forma concretamente solo negli anni successivi alla guerra, con la nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (1951) e poi della Comunità Economica Europea (1957). Sebbene il sogno federalista non si sia mai pienamente realizzato, molti dei principi promossi a Ventotene – come la cooperazione sovranazionale, la pace duratura e la promozione dei diritti umani – sono stati parzialmente incarnati dall’Unione Europea.
Il Manifesto si articola in tre sezioni principali: la crisi della civiltà moderna, la fine dello Stato nazionale sovrano e la necessità di un’Europa federale. Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi denunciavano il fallimento degli Stati nazionali nel garantire la pace, attribuendo al nazionalismo la responsabilità dei conflitti europei. La soluzione proposta era la creazione di una federazione europea dotata di poteri reali in materia di politica estera ed economica. Particolare attenzione venne rivolta a un tema più che attuale per il dibattito odierno, ovvero: il ruolo dei giovani nella società moderna.
«I giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ridurre al minimo le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. In particolare la scuola pubblica dovrà dare le possibilità effettive di proseguire gli studi fino ai gradi superiori ai più idonei, invece che ai più ricchi; e dovrà preparare in ogni branca di studi, per l’avviamento ai diversi mestieri e alle diverse attività liberali e scientifiche, un numero di individui corrispondente alla domanda del mercato, in modo che le rimunerazioni medie risultino poi press’a poco eguali per tutte le categorie professionali, qualunque possano essere le divergenze fra le rimunerazioni nell’interno di ciascuna categoria, a seconda delle diverse capacità individuali»[6].
Il Manifesto ebbe un ruolo fondamentale nella nascita del Movimento Federalista Europeo (1943) e la sua eredità è fortemente visibile nel progetto di integrazione europea. Purtroppo, negli ultimi decenni, l’Unione Europea ha affrontato una crescente crisi di legittimità. La partecipazione al voto per il Parlamento europeo è diminuita in molte nazioni[7], mentre movimenti populisti ed euroscettici hanno guadagnato terreno. La crescita di partiti nazionalisti in Italia, Francia, Ungheria e Germania sono esempi di un’inversione di tendenza rispetto all’integrazione voluta a Ventotene. In molti hanno evidenziato come le democrazie liberali stiano attraversando una inversione democratica, in cui istituzioni rappresentative e valori pluralisti vengono erosi a favore di leadership autoritarie e semplificazioni populiste. Questo scenario mette in discussione la sostenibilità del progetto europeo così come immaginato da Spinelli e Rossi.
Come ricorda Nicola Antonetti in un suo scritto: «Deve incoraggiarci l’idea forte che costruire l’Europa sia un compito morale e culturale, oltre che economico e sociale, […] dobbiamo tendere a costruire l’Europa innanzitutto come potenza civile insostituibile negli attuali assetti globali. Nella consapevolezza che l’architettura istituzionale di una democrazia non garantisce da sola i principi e i valori di libertà e eguaglianza di cui essa ha bisogno di vivere. Solo così, forse, riusciremo a far crescere questa nostra Europa realizzando e rinnovando i sogni dei nostri Padri Fondatori»[8].
In questo contesto, il Manifesto torna a essere non solo un documento storico, ma una bussola per l’azione politica attuale. La visione di una federazione democratica, in cui le istituzioni europee siano espressione diretta della volontà popolare, può rispondere alla crisi di rappresentanza oggi percepita.
Il Manifesto di Ventotene non è un documento storicamente esaurito, ma una visione incompiuta che continua a interrogare il presente. La proposta di una federazione democratica europea conserva una potenza utopica e normativa. Tuttavia, per renderla attuale è necessario affrontare le sfide interne alla democrazia: restituire senso alla partecipazione politica, rafforzare il ruolo del Parlamento europeo, promuovere una cittadinanza attiva e inclusiva. In tal senso, il recupero dello spirito dei padri fondatori implica non solo un ritorno ai suoi principi fondanti, ma anche una loro attualizzazione radicale. In un’epoca di sfide epocali – dai cambiamenti climatici alla guerra in Ucraina e in Medio Oriente, dalle disuguaglianze sociali alla digitalizzazione – la necessità di un’Europa unita, democratica e solidale appare più urgente che mai. Il sogno europeo non è morto; ha solo bisogno di essere rinnovato, riscoperto e reso nuovamente protagonista.
«I presenti scritti, […], vogliono solo essere una proposizione di temi di discussione a coloro che vogliono ripensare tutti i problemi della vita politica internazionale tenendo conto delle più recenti esperienze ideologiche e politiche, dei risultati più aggiornati della scienza economica, delle più sensate e ragionevoli prospettive per l’avvenire. […]. Il nostro augurio è che possano suscitare fermento di idee; e che, nella presente atmosfera arroventata dall’impellente necessità dell’azione, portino un contributo di chiarificazione che renda l’azione sempre più decisa, cosciente e responsabile»[9].
Roma, 1944, Eugenio Colorni per il Movimento per la Federazione Europea.
Bibliografia
- Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Il Manifesto di Ventotene, Mondadori, Milano, 2023.
- Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, Senato della Repubblica, Roma, 2017.
- S. Graglia, Altiero Spinelli, Il Mulino, Biblioteca storica, Bologna, 2008.
- Jürgen Habermas, Questa Europa è in crisi, trad. di C. Mainoldi, Laterza, Roma-Bari, 2012.
- Alessandra Di Martino, L’identità dell’Europa tra le due guerre mondiali e la resistenza, Rivista Nomos, 2018.
- Loredana Teodorescu, Riflessioni sull’Europa. Un confronto generazionale per rilanciare l’Europa, prefazione di Nicola Antonetti, Studi e Documenti di Diritto Internazionale e Comunitario, numero 77.
- David Sassoli, Discorsi per l’Italia e per l’Europa, prefazione di Sergio Mattarella, Feltrinelli, Milano, 2023.
- Maria Grazia Melchionni, Europa unita sogno dei saggi, Marsilio Editori, Venezia, 2001, 2021.
Sitografia
[1] Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Il Manifesto di Ventotene, Mondadori, Milano, 2023, p. 25.
[2] Ivi, p. 10.
[3] Ivi.
[4] Ivi, p. 13.
[5] Ivi, p. 20.
[6] Ivi, pp. 21-22.
[7] Vedi: https://www.europarl.europa.eu/at-your-service/files/be-heard/eurobarometer/2025/en-plenary-insights-april-2025.pdf.
[8] Loredana Teodorescu, Riflessioni sull’Europa. Un confronto generazionale per rilanciare l’Europa, prefazione di Nicola Antonetti, Studi e Documenti di Diritto Internazionale e Comunitario, numero 77, p. 23.
[9] Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Il Manifesto di Ventotene, Mondadori, Milano, 2023, p. 10.