Brussels, 27 settembre 2019. La Commissione europea ha inaugurato la prima edizione dell’Europa Connectivity Forum. Il titolo dell’edizione dimostra l’impegno costante dell’Unione Europea a portare avanti con determinazione il dialogo sull’economia digitale, la protezione dei dati e le nuove rotte commerciali. Il G20 di Osaka, a giugno di quest’anno, ha visto, ad esempio, una stretta cooperazione con il Giappone proprio su questi temi. In realtà, l’intesa tra l’Europa e il Sol Levante ha radici ben più profonde e deve la sua solidità alla convergenza su numerosi punti delle rispettive agende politiche; tra questi, l’impegno a contrastare quella che, a tutti gli effetti, è l’adozione di misure protezionistiche in diverse regioni del mondo – si pensi all’imposizione di dazi sulle merci importate da parte statunitense.
Quali gli accordi bilaterali UE-Giappone
I principi su cui Unione Europea e Giappone fondano i propri accordi di partenariato sono da considerarsi fondamentali pilastri per regolamentare ruoli, procedure, modalità e obiettivi quali: democrazia, economia di libero mercato, multilateralismo, rispetto e tutela dei diritti umani, dell’ambiente, dei lavoratori e dei consumatori. La lista di valori non si esaurisce in un puro gioco di retorica, ma si concretizza, ad esempio, nell’impegno verso l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico, come stabilito dall’accordo di partenariato economico tra Unione Europea e Giappone, in inglese Economic Partnership Agreement (EPA), accompagnato da un partenariato strategico, noto con il nome di Strategic Partnership Agreement (SPA). Nelle strette relazioni di UE e Giappone, i due accordi bilaterali rappresentano aspetti complementari di una medesima direzione politica ed economica, nonché il risultato di una lunga amicizia che lega Brussels e Tokyo. Un’amicizia che non ha ceduto al passare degli anni. Il ritiro degli Stati Uniti dalla Trans Pacific Partnership e il declino delle lobby agricole giapponesi, che si opponevano strenuamente all’eliminazione dei dazi sugli import, hanno dato l’occasione al primo ministro giapponese di spingere per il raggiungimento dell’intesa e la sua formalizzazione.
EPA: stop alle barriere tecniche e più sostenibilità
La conclusione del ciclo di negoziazioni per l’accordo di partenariato economico è stata annunciata dall’allora commissario europeo per il commercio, Cecilia Malmström, e dall’ex Ministro degli Affari Esteri del Giappone, Tarō Kōno, e sancisce il più grande accordo bilaterale mai raggiunto dall’Unione Europea. Entrato in vigore il 1° febbraio 2019, l’EPA ha costituito la più estesa zona di libero scambio al mondo, che coinvolge 635 milioni di persone, pari a un terzo del prodotto interno lordo mondiale. Grazie all’accordo economico l’Unione Europea vedrà riconosciute 200 Indicazioni Geografiche, di cui 44 sul territorio italiano. Oggi i produttori europei che intendono esportare le loro merci verso il Giappone non saranno più ostacolati dai pesanti dazi (per un totale di un miliardo di euro l’anno) imposti su gran parte dei beni (97% delle importazioni dall’UE), in particolare nei settori agroalimentare, manifatturiero, farmaceutico e automobilistico. Altre aree di sviluppo che trarranno grande vantaggio dall’aumento dell’export e dall’eliminazione delle barriere tecniche sono le telecomunicazioni, i dispositivi medici, i servizi, i mercati finanziari e ultimo, ma non meno importante, il settore dei trasporti, al quale è stato dato nuovo impulso con la cooperazione sul piano dello sviluppo sostenibile, argomento centrale dell’Europa Connectivity Forum.
Una connectivity all’insegna della qualità e della sicurezza
Una connectivity, appunto, che si traduce in un piano strategico per la costruzione di infrastrutture, ferrovie e canali di comunicazione nell’Unione Europea e in Giappone; nello scambio e nella protezione dei dati dei cittadini dell’UE e del Giappone, al fine di semplificare le procedure doganali e di garantire la sicurezza internazionale; nella cooperazione allo sviluppo delle nuove tecnologie nel settore energetico e in altri comparti dell’innovazione e della ricerca; infine, in un dialogo culturale che abbraccia le istituzioni di istruzione superiore europee e giapponesi, con progetti di scambio culturale e di ricerca congiunta, discipline all’avanguardia incluse (come l’attivazione in Giappone di un EU-Japan Joint Master Program nell’ottobre dello scorso anno).
Le premesse alla base dell’intesa…
L’accordo commerciale comporta dei benefici anche per il Giappone, le cui esportazioni verso l’Unione Europea aumenteranno principalmente nel settore automobilistico, gastronomico e dei servizi. In passato, l’accesso al mercato europeo era ostacolato non solo dai pesanti dazi sugli export verso il Giappone, frutto dell’opposizione degli agricoltori giapponesi, ma anche dalle complesse procedure doganali europee – la tanto problematica questione del red tape, ossia l’eccessiva burocratizzazione che caratterizza il sistema economico europeo. Con il mutamento degli equilibri internazionali l’accordo è stato finalmente concluso e ha aperto nuove possibilità per le imprese. L’UE si impegna a modernizzare e velocizzare i controlli presso le dogane attraverso la semplificazione delle procedure interne, l’eliminazione di molte barriere tecniche che impedirebbero il libero scambio di merci e di informazioni, nonché l’opportunità per le piccole e medie imprese, di accedere al mercato europeo (il boom della cucina nipponica è una nuova frontiera per il business in Europa).
… e i vantaggi per le imprese
Anche le imprese europee sono incoraggiate ad espandere i propri orizzonti in Giappone, dove i prodotti enogastronomici europei come vino, formaggi e carne bovina sono considerati un bene di altissima qualità. Tutti i beni che rispettano le regole d’origine, ossia quelli prodotti interamente o quasi nel territorio d’origine, sono contrassegnati dall’Indicazione Geografica, che ne garantisce l’autenticità, azzerando i danni per i produttori e i consumatori.
La Partnership on Sustainable Connectivity and Quality Infrastructure
L’auspicata partnership sulla connettività sostenibile e sulla costruzione di infrastrutture moderne (Partnership on Sustainable Connectivity and Quality Infrastructure) è uno degli obiettivi più recenti e degni di nota, risultato dell’entusiasmo con cui il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e il primo ministro del Giappone, Shinzō Abe, hanno preso parte alle trattative. Entrambe le parti intendono continuare il dialogo, estendendolo a due livelli distinti e interconnessi: da una parte il trasferimento e la protezione dei dati dei cittadini; dall’altra la creazione di una vasta zona commerciale che colleghi i Balcani occidentali, l’Europa orientale, l’Asia Centrale e l’Africa per formare una rete di rapporti multilaterali nelle quattro colonne portanti della strategia europea conosciuta come Trade for All: tecnologia, trasporti, energia e cultura.
Una sfida alla Belt and Road Initiative?
In questa intesa, molti hanno intravisto una risposta alla pressione esercitata da Pechino con la realizzazione di imponenti progetti infrastrutturali nel quadro della Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative, BRI).
Jean-Claude Juncker e Shinzō Abe guardano con crescente perplessità alla BRI, mettendo in dubbio che si realizzi in concreti progetti di sviluppo e di finanziamento sostenibili. Per questo motivo, nell’implementazione e successiva evoluzione dei progetti infrastrutturali previsti dalla Partnership on Sustainable Connectivity and Quality Infrastructure, hanno ribadito di voler procedere con la massima cautela al fine di garantire trasparenza, sostenibilità ambientale e finanziaria dei Paesi terzi coinvolti, evitando di portare gli Stati ad esaurire capitali e risorse nell’orbita euroasiatica [1]. I principi di trasparenza e sostenibilità non solo giocano un ruolo chiave nel riconoscersi reciprocamente partner “naturali”, ma stimolano anche la competizione tra imprese e Paesi, dando impulso, pur nei limiti del bilateralismo, all’economia globale.
Una questione ancora aperta
Secondo l’economista dell’eurozona Angel Talavera, gli accordi commerciali tra Unione Europea e Giappone porteranno numerosi vantaggi per alcune industrie, ma l’impatto complessivo resterà di modeste dimensioni sull’economia europea, perché il Giappone rappresenta solo il 2% dell’export dell’eurozona [2]. Inoltre, considerata anche la scarsa capacità di penetrazione nel mercato europeo, il rischio per l’industria giapponese – soprattutto l’automotive – è quello di non riuscire a trarre sufficiente profitto da questo accordo e, conseguentemente dall’apertura dei mercati determinata dall’EPA.
Gli accordi bilaterali tra Unione Europea e Giappone lasciano dunque aperta una questione fondamentale: UE e Giappone riusciranno a giocare insieme un ruolo di primo piano nella nuova era digitale o i loro si riveleranno solo vani tentativi di opposizione all’avanzata cinese?
[1] Servizio europeo per l’azione esterna, The Partnership on Sustainable Connectivity and Quality Infrastructure between the European Union and Japan, comunicato stampa del Servizio europeo per l’azione esterna, Brussels, 27.09.2019, sito web dell’EEAS, [ultimo accesso in data 10.10.2019].
[2] Angel Talavera, economista dell’Eurozona per Oxford Economics. Prashant S. Rao and Jack Ewing, “E.U. and Japan Reach Deal to Keep ‘Flag of Free Trade Waving High’“, The New York Times, 8.12.2017 [ultimo accesso in data 10.10.2019].
1 comment
Analisi interessante sulle implicazioni che una partnership Unione Europea- Giappone può avere, soprattutto nel panorama digital, che oggi sembra porre solide basi per nuove forme di cooperazione.
Per me sinologa è stato interessante leggere della Cina ma da un’altra prospettiva.