«Allineare la percezione alla realtà».

Persone, Cattedra, Aula, Luci, Microfoni
OGIE – Silvia Bruno

L’invito dell’Ambasciatore Michele Valensise nel corso della sua Lectio magistralis presso l’Università LUMSA.

Il 14 ottobre scorso si è svolto, presso l’Aula teatro dell’Università LUMSA, l’Open day dedicato alla presentazione della XIV edizione del Master di II livello in Esperti in politica e in relazioni internazionali. L’evento è stato arricchito dalla Lectio magistralis tenuta dall’Ambasciatore Michele Valensise, Presidente di Villa Vigoni – Centro italo-tedesco per l’eccellenza europea, e incentrata sul tema Italia-Germania: un dialogo permanente per lo sviluppo di un’Europa unita.

Un titolo che non solo «riesce a racchiudere con precisione e concisione i tratti essenziali nella storia dei rapporti tra Italia e Germania» – la continuità del dialogo e la prospettiva europea –, ma che richiama anche la triplice anima – tedesca, italiana ed europea – dell’OGIE. Non è un caso, dunque, che i componenti dell’Osservatorio siano stati coinvolti in prima persona e sotto una duplice veste: quella di studenti e ricercatori – hanno avuto, infatti, l’opportunità di rivolgere all’Ambasciatore alcune domande[1] tratte dalla Carta programmatica da loro redatta in occasione del progetto Perché non possiamo non dirci europeie quella di ideatori della “ricetta per un’Europa migliore”, il Buffet europeo, che ha chiuso i lavori dell’Open day.

Il Master Esperti in politica e in relazioni internazionali, promosso dall’Univesrità LUMSA e dalla Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e riconosciuto dal Ministero degli Affari esteri come corso idoneo alla preparazione al Concorso per la Carriera diplomatica, rientra in quella che il Magnifico Rettore, il Prof. Francesco Bonini, ha definito «missione civile» dell’Università, che si affianca e completa quella più strettamente accademica e che si esplica nell’«essere presente, con i propri studenti, nel futuro delle società […] e della società degli Stati». Affinché questa presenza sia il più possibile attenta, qualificata, dinamica ed efficace, si è deciso di incardinare il percorso formativo del Master sui principi di «lunghezza, larghezza, profondità e lettura storica degli avvenimenti, esaminati nelle loro connessioni causali» e di fornire ai partecipanti strumenti e conoscenze interdisciplinari e trasversali che vanno dall’ambito economico-giuridico a quello storico, dal politologico al linguistico; il tutto avendo «l’uomo e i valori che gli sono propri» come stella polare, ha affermato il Presidente del CdA dell’Università LUMSA, il Card. Giovanni Lajolo.

Italia-Germania: un dialogo permanente per lo sviluppo di un’Europa unita. Chi è un po’ più informato sulla storia dell’integrazione europea avrà sentito spesso parlare di motore franco-tedesco, decisamente meno di motore italo-tedesco. Il primo, per ragioni di carattere culturale, economico, «di peso e posizionamento all’interno e all’esterno dell’Unione Europea, […] costituisce un unicum». Un dato di fatto, dunque, ma non «un’intesa ad excludendum», ha precisato il Presidente di Villa Vigoni. L’embrione dell’attuale UE – la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) – presupponeva l’eliminazione dell’«opposizione secolare tra Francia e Germania»[2] e chiedeva, al contempo, un loro coinvolgimento in prima linea, senza per questo emarginare il resto dei Paesi europei. Lo stesso dicasi di altre iniziative più recenti (v. Trattato di Aquisgrana) nate dalla collaborazione franco-tedesca, «che consente e spesso sollecita l’apporto di Paesi rilevanti all’interno dell’UE». Paesi come l’Italia.

Allo stesso tempo, però, è innegabile l’esistenza di un rapporto «particolare e speciale» tra Italia e Germania, rafforzato dal parallelismo – ben tratteggiato nell’intervento dell’ambasciatore – che caratterizza le loro rispettive storie: entrambe verspätete Nationen, perché arrivate in ritardo, rispetto agli altri Stati europei, all’unità nazionale; storiche alleate, nel bene e nel male; ambedue impegnate in una difficile ricostruzione e in un’altrettanto complicata uscita dallo stato di subalternità al termine della Seconda guerra mondiale; due Stati accomunati dall’evolversi di situazioni sociali e culturali simili nel corso degli anni Sessanta e Settanta. La peculiarità delle relazioni tra Germania e Italia si è resa manifesta non solo nella densa frequentazione culturale e collaborazione accademica, ma anche e soprattutto nella sintonia tra partiti democristiani e socialisti, così come nell’intesa instauratasi a livello governativo tra personalità come Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi o Emilio Colombo e Hans Dietrich Genscher, tutte impegnate nella costruzione e nello sviluppo dell’Europa unita.

Un impegno, quest’ultimo, che, da parte tedesca, non è venuto meno neanche all’indomani della Caduta del Muro di Berlino e della successiva e repentina Riunificazione tedesca. Contro ogni previsione e smentendo tutti i timori di un Alleingang (scalata in solitaria), la Germania è uscita dal complesso di inferiorità, in cui era vissuta sino ad allora, nel segno di un ulteriore sviluppo e approfondimento dell’integrazione europea. E, ancora oggi, in un sistema di relazioni completamente diverso rispetto a quello della pre-riunificazione e nonostante le critiche o le riserve più o meno giuste rivolte alla scelta di alcune politiche congiunturali, la costruzione dell’Europa unita rimane il cardine dell’agire politico della Germania, sia perché connaturata alla sua stessa esistenza, sia per ragioni legate alla Realpolitik.

Quali conclusioni e considerazioni trarre, quindi, dall’intervento dell’Ambasciatore?

Anzitutto, bisogna che, al di là della propaganda e delle percezioni che tendono al negativo, l’Italia tenga conto del sostegno della Germania quale elemento costante nell’impostazione di fondo delle relazioni tra i due Stati. Da questo rilievo dovrebbe derivare il seguente corollario. Il rapporto tra Germania e Italia non potrà arrivare a eguagliare la profondità e la forza generativa e propulsiva del motore franco-tedesco. Ciononostante, potrebbe operare quale elemento in grado di potenziarla. Avrete di certo sentito parlare di doppia trazione – per intenderci, quella che si innesta se il veicolo che si sta guidando si trova dinanzi a percorsi particolarmente pericolosi e accidentati e che rende motrici anche le ruote posteriori. Bene, le relazioni tra Francia e Germania e tra Germania e Italia potrebbero/dovrebbero, forse, ispirarsi a questo stesso principio e non solo in situazioni difficili come quelle nelle quali attualmente viviamo, caratterizzate da un ritorno ai sovranismi, dall’aumento delle diseguaglianze e dalla presenza di «personalità vigorose e capaci di intimidire le istituzioni nate per sostenere la democrazia rappresentativa, fino a correre il rischio di mutarne la sua stessa ragion d’essere».

In secondo luogo – e questa è stata l’esortazione che il Presidente di Villa Vigoni ha rivolto ai presenti a conclusione del suo intervento – è necessario «[ri]allineare, per quanto possibile, la percezione alla realtà». Quello delle percezioni e del sentiment dei cittadini – soprattutto nei confronti del processo di integrazione europea e di alcune politiche condotte dall’UE – è il tema che ha impegnato l’Osservatorio nel corso dell’a. a. 2018-9; l’obiettivo era comprendere – attraverso l’analisi dei dati raccolti da Eurobarometro e da altri istituti statistici o di ricerca – le ragioni alla base della diffusione di visioni euroscettiche e sentimenti ostili all’integrazione, che stanno caratterizzato l’ultimo decennio della storia dell’Unione. È chiaro quanto l’opinione pubblica sia malleabile e quanto essa possa essere strumentalizzata – l’episodio che vede protagonista Orson Welles nell’ottobre del 1938 nel corso del programma radiofonico The Mercury Theatre On Air ne è una dimostrazione. Per questo, bisogna fare attenzione che «la percezione del processo di integrazione non sia molto più negativa di quella che è in realtà». Per non abbandonarsi alle onde delle fake news, che si infrangono su di noi – come ha detto qualcuno, parafrasando un noto brano di Cesare Cremonini – è urgente «non tanto raccontare l’utopia o il sogno dell’Europa unita, ma piuttosto parlare di ciò che l’UE già oggi ci dà e ci potrebbe dare in futuro». E, in questo, «i centri di formazione e le università ricoprono un ruolo importantissimo».


[1] Sulla promozione di una “educazione civica europea”, sulla validità ed efficacia di una modifica del sistema di voto nelle materie attinenti alla Politica estera e sulla possibilità di conferire maggiore rigidità applicativa ai criteri politici di Copenhagen, soprattutto in vista di un allargamento dell’Unione ai Paesi dell’area balcanica.
[2] Dichiarazione Schuman, 9.05.1950.

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