Perché proprio America latina?
America latina e Unione Europea, nonostante la distanza geografica, presentano forti legami storici, economici e culturali.
Negli ultimi anni l’UE ha mostrato rinnovata attenzione nei riguardi di quest’area a lungo trascurata (sconosciuta a molti). Ha difatti sviluppato relazioni differenziate con i Paesi che la compongono. Questo, soprattutto in considerazione di un ordine internazionale sempre più dominato da una concorrenza tra sistemi economico-sociali liberali, da un lato, e contro-modelli legati a un neo-liberalismo radicale, dall’altro.
Sulla base di queste premesse – e contando sulla presenza di un Osservatore d’eccezione in loco –, OGIE ha pensato di pubblicare delle… Pillole di America latina!
All’inizio dello scorso anno il mondo intero ha guardato al Venezuela, dove il presidente Nicolás Maduro stava lottando contro l’opposizione che dal 2015 deteneva la maggioranza nell’Assemblea nazionale.
Ecco una breve sintesi della situazione in Venezuela.
Juan Guaidó vs Nicolás Maduro
Da quando il presidente dell’Assemblea, Juan Guaidó, il 23 gennaio 2019 si è dichiarato presidente ad interim del Venezuela, ha tentato, finora senza successo, di contestare il potere di Maduro.
L’Operación Libertad, con la quale, alla fine di aprile, Guaidó ha cercato di portare i militari dalla sua parte, è fallita.
Le trattative con Maduro sono state interrotte il 16 settembre 2019, dopo l’annuncio di un accordo tra i cosiddetti “mini-partiti dell’opposizione” e il regime. L’accordo prevede elezioni “a specifiche condizioni”; elezioni che il regime potrebbe anticipare alla primavera del 2020, dividendo così ulteriormente l’opposizione intorno a Guaidó.
La figura di Luis Parras e il paradosso di due presidenti all’Assemblea nazionale
Il 5 gennaio di quest’anno il regime ha colpito ancora una volta l’opposizione: ha negato l’accesso all’Assemblea nazionale a Guaidó – come anche ad altri membri dell’opposizione e ai giornalisti. Ciò ha consentito di ostacolare – almeno momentaneamente – la rielezione dello stesso Guaidó a presidente dell’Assemblea nazionale.
In una controversa votazione, l’Assemblea nazionale ha difatti nominato presidente Luis Parras, un rivale di Guaidó. Parras era stato espulso dal partito di opposizione Primero Justicia a dicembre, perché accusato di aver usato tangenti per convertire deputati alla causa di Maduro. Infine, in una riunione convocata spontaneamente, i sostenitori parlamentari di Guaidó hanno confermato con i loro voti la sua carica, cosicché adesso il Paese ha due presidenti del Parlamento.
La difficile democratizzazione del Venezuela
Non è ancora chiaro se questo “colpo di Stato parlamentare”, come lo ha definito Guaidó, rafforzerà effettivamente la posizione di Maduro. In ogni caso, l’opposizione da sola, al momento, non ha la forza per cambiare la reale situazione di potere e quindi realizzare una democratizzazione del Venezuela.
Recentemente Guaidó si è recato alla Casa Bianca e ha partecipato al World Economic Forum di Davos – entrambi segnali importanti di sostegno da parte della Comunità internazionale. Ciononostante, per lui, la situazione rimane difficile all’interno del Paese.
Una grave situazione economica e sociale
Al di là di questa lotta per il potere politico, che l’anno scorso si è dimostrata andare a favore di Maduro, la situazione economica e sociale, che dal 2015 ha portato oltre 4 milioni di venezuelani a fuggire dal proprio Paese, rimane grave, soprattutto fuori da Caracas.
L’economia del Paese con le più grandi riserve petrolifere del mondo è, di fatto, crollata; l’iperinflazione continua; il mercato nero è fiorente e le frequenti interruzioni di corrente e la carenza di acqua potabile stanno aggravando la crisi umanitaria.
Il crollo della produzione petrolifera e le sanzioni statunitensi contro le navi che trasportano petrolio venezuelano, inoltre, stanno causando anche problemi nell’approvvigionamento dell’alleato Cuba.
Allo stesso tempo, però, ci sono segnali di distensione nella capitale, da cui trae vantaggio soprattutto l’alta classe media.