Classe '89. Laureata in Lingue per la comunicazione internazionale e "masterizzata" in Politica e Relazioni internazionali.
Dottoranda in Scienze dell'Economia civile.
Ottobre. Le vacanze sono ufficialmente finite (per i più sfortunati non sono mai iniziate!) anche per noi dell’OGIE. Ci siamo lasciati alle spalle già da qualche giorno settembre, il più lungo lunedì dell’anno, e siamo pronti a ripartire con rinnovato entusiasmo, attività e progetti vecchi e nuovi (o da aggiornare) e... un nuovo logo!
Il 5 marzo 2019, presso l’Aula 5 della sede LUMSA di Piazza delle Vaschette, si è svolto il primo dei tre workshop del ciclo Perché non possiamo non dirci europei. Attraverso questa serie di incontri – organizzati in collaborazione con la Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA) e la Rappresentanza in Italia della Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS) – l’Osservatorio Germania-Italia-Europa (OGIE) si propone di ragionare sul significato e sulle motivazioni storiche e culturali tanto del processo di integrazione, quanto e soprattutto del nostro essere europei; il tutto nel tentativo di comprendere le cause poste alla base della crisi potenzialmente disgregatrice che l’Unione sta vivendo e rilanciare i temi dell’integrazione, anche in vista delle elezioni europee che vedranno coinvolti in prima persona i cittadini dei 27 Stati membri dell’UE.
Il 2019 sarà un anno ricco di anniversari per l’Europa in generale e per l’Unione Europea in particolare: dal 40° anniversario delle prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo, ai 15 anni del cosiddetto “grande allargamento”; dai 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, agli 80 anni dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, sino al 10° anniversario dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Il 15 marzo scorso si è svolto “Europa dei Valori”, il primo dei tre workshop promosso dall’Osservatorio Germania-Italia-Europa (OGIE), in collaborazione con la Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA) e la Rappresentanza in Italia della Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS).
«Appartengo a una generazione che vede l’Unione Europea come un’occasione nata da uno shock, […] da una grande rottura positiva della storia; una storia in cui tutto procede per gradi, in cui non ci sono ascensori o montascale. Credo che anche adesso ci sia bisogno di uno shock positivo per far sì che si salga [ancora di] un gradino».