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Il processo di integrazione europea, alla luce delle sfide attuali, richiede un’approfondita riflessione sulle criticità emerse in occasione della crisi pandemica e degli shock finanziari del passato. Un genuino ritorno ai valori fondanti dell’Unione – in particolare il valore della solidarietà – costituisce la necessaria cartina di tornasole per la realizzazione di quell’unione sempre più stretta a carattere politico, economico e sociale; un’unione, questa, ad oggi sempre più fondamentale per affrontare le attuali sfide transnazionali.
L’origine del processo di integrazione europea trova il proprio fondamento nella volontà di garantire la pace in Europa, evitando il rischio di nuovi e futuri conflitti. La lenta e faticosa costruzione dell’integrazione comunitaria ha garantito l’assenza di guerre nell’ambito delle comunità dell’UE, una condizione che non può essere considerata quale mero dato fattuale e scontato, ma che rappresenta, invece, il risultato di un processo faticoso che ha offerto all’Unione europea una posizione di privilegio. Questa condizione di privilegio non può essere, però, considerata definitiva. Il mutamento dello scenario internazionale chiama i cittadini dell’UE a uno sforzo quotidiano che rafforzi le radici del processo che ha preso forma nell’Unione Europea. Inoltre, proprio perché elemento catalizzatore della pace, l’UE appare in grado di affrontare da una posizione migliore di quella dei singoli Stati nazionali le sfide alla pace che caratterizzano il mondo di oggi e che non possono essere ricondotte alla sola dimensione militare.
In questa prospettiva assume particolare rilevanza la questione delle disuguaglianze economiche tra Stati e all’interno degli Stati. Sebbene l’UE abbia sviluppato al suo interno un modello di politica sociale volto a coniugare i valori del mercato con quelli della solidarietà e dell’equità, le crisi finanziarie del decennio scorso e l’attuale pandemia hanno determinato un indebolimento di tale modello, acuendo le differenze tra i Paesi. Al pari della governance economica, anche la dimensione sociale dell’Unione Europea rappresenta una delle sfide più significative dell’intero processo di integrazione europea. Nonostante la mancanza di adeguate e specifiche competenze dell’UE in materia e, quindi, di una vera e propria politica sociale comune, nel corso degli anni le Istituzioni europee hanno contribuito a realizzare notevoli progressi in campo sociale, attraverso l’adozione di strumenti normativi ed economici, finalizzati soprattutto a coordinare le diverse tradizioni nazionali.
Tra gli esempi più significativi e recenti, occorre rammentare il Pilastro europeo dei diritti sociali, adottato per costruire “un modello di crescita sempre più inclusivo e sostenibile, migliorando la competitività dell’Europa e rendendola più propizia agli investimenti, alla creazione di posti di lavoro e al rafforzamento della coesione sociale”. Un ulteriore dispositivo finanziario introdotto dall’Unione che configura un concreto e innovativo intervento di solidarietà sociale è costituito dal cosiddetto Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency (SURE), strumento di sostegno, a carattere temporaneo, dell’ammontare di 100 miliardi di euro, finanziato con emissioni di obbligazioni sociali (“social bonds”) emesse per la prima volta dalla Commissione europea nel mese di ottobre 2020 e finalizzato a fornire assistenza finanziaria agli Stati membri che ne facciano richiesta allo scopo di proteggere i posti di lavoro.
Alla luce della crisi in atto in Ucraina e della conseguente ridefinizione della politica di difesa comune, nel quadro di un minore impegno statunitense sullo scenario euro-mediterraneo, il rafforzamento della resilienza della Governance dell’UE e della dimensione sociale comunitaria – non lo si può tacere – acquisisce una valenza ancor maggiore che in passato. L’esame delle risposte offerte dall’UE alle passate crisi finanziarie e all’attuale pandemia, al fine di dare piena attuazione ai valori della solidarietà e dell’equità posti a fondamento del processo di integrazione, mette in evidenza la necessità di adottare scelte di maggior coraggio che possano fornire uno nuovo e deciso impulso all’eliminazione delle disuguaglianze socio-economiche tra Stati membri e negli Stati membri e, in ultima analisi, allo sviluppo dello stesso processo di integrazione europea.