Se fosse possibile verificare ogni notizia sul web? Si tratta solo di un’illusione oppure potrebbe essere una possibilità concreta?
Viviamo in un’era segnata da cambiamenti climatici e da un sentimento globale di attivismo ecologico, ma il mondo di oggi non è più solo materiale. Anche il nostro mondo digitale va salvato, perché pieno di rifiuti. Servono servizi per contrastare le fake news, strumenti che rendano questo mondo digitale più pulito, più sicuro e più civile.
La battaglia contro la disinformazione e la cattiva informazione è appena agli inizi: bisogna combattere e comunicare con consapevolezza.
Il mondo digitale di oggi
Le notizie costituiscono uno dei mezzi attraverso cui si formano le opinioni personali e l’opinione pubblica. Tuttavia, non dobbiamo dare per scontato che le informazioni in cui ci imbattiamo – e non solo sul web – siano attendibili. A maggior ragione negli ultimi anni, con la diffusione dei Social network site, luogo ideale per la circolazione di fake news e di messaggi d’odio.
Parole d’odio online
Serve ricordare qualche episodio? 2019: gli insulti rivolti alla senatrice Liliana Segre, inducono il ministro dell’Interno italiano, Luciana Lamorgese, a disporre misure di prevenzione nei suoi confronti.
Quando poi parole d’odio, fake news e distorsione delle informazioni si mescolano tra loro, creano una miscela esplosiva difficile da gestire. Lo dimostrano le conseguenze causate dall’articolo pubblicato da La Repubblica nell’ottobre dello stesso anno, in cui il quotidiano riportava dati ridimensionati (in eccesso), citando come fonte uno studio condotto dall’Osservatorio antisemita.
È facile immaginare le ripercussioni che questo evento mediatico – ancora poco chiaro – ha avuto sia su La Repubblica sia su Segre.
Disinformazione e Covid-19
Vogliamo continuare con episodi più recenti? 2020 e 2021: Pandemia Covid-19. Fake news e disinformazione si sono rese ancor più evidenti e preoccupanti durante la recente pandemia. Al riguardo, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha coniato il termine “infodemia”, per indicare «un’eccessiva quantità di informazioni su una particolare questione», che rende difficile gestire una situazione già di per sé complicata. Una vera e propria epidemia di notizie spesso false o non controllate, talvolta usate addirittura per negare l’esistenza del virus o screditare virologi e medici con teorie complottiste.
Quanto detto dimostra che, in questo mondo fatto di byte, è necessario possedere strumenti adeguati per capire cosa sia giusto e cosa no. È essenziale portare chiarezza, contrastare le fake news e ridurre i messaggi di incitamento all’odio. Per farlo, perché non utilizzare servizi come Factmata?
Cos’è Factmata
Potremmo definire Factmata un servizio di attenzione digitale. Così come la voce all’altoparlante della banchina di una metro avvisa di fare attenzione, Factmata fa lo stesso con i contenuti digitali. Segnala i contenuti a rischio, ovvero quelli che vengono polarizzati, che utilizzano un tono ostile e sono fuorvianti.
Analizza il contenuto digitale (un articolo, un post, un video, un commento) punto per punto e fornisce un resoconto in percentuale di quanto questo contenuto sia affidabile e veritiero. Quindi, verifica e valuta il mondo digitale per «offrire a tutti una migliore comprensione dei contenuti». Una tagline esplicativa, non trovate?
Alla base di tutto c’è un’intelligenza artificiale (IA) che può imparare anche grazie a noi e ai nostri feedback. Per usare questo servizio, basta copiare e incollare il link del contenuto che si vuole analizzare nella barra di input text. Dopodiché l’IA fornisce un resoconto abbastanza dettagliato, valutando la notizia e segnalando quanto il contenuto:
- sia clickbaiting;
- abbia un pregiudizio politico;
- contenga termini razzisti e sessisti;
- sia tossico;
- sia irrispettoso verso un determinato soggetto;
- presenti al suo interno linguaggio osceno e offensivo in generale;
- abbia un tono minaccioso;
- contenga insulti.
Come nasce Factmata?
Trasparenza, è questa la parola magica che piace a Dhruv Ghulati, CEO e co-fondatore di Factmata; oltre a Ghulati, alla creazione del servizio hanno partecipato due professori dell’Università di Sheffield e dello University College London. Strano a dirsi, ma il progetto nasce sul suolo europeo – per favore, tralasciamo per un attimo la Brexit.
Alla base, un’idea innovativa: IA vs fake news. Factamata viene alla luce grazie a Entrepreneur First, un acceleratore europeo specializzato in Start-up tecnologiche.
Ma perché creare una società che ha come obiettivo quello di contrastare le fake news? Forse stiamo ribadendo l’ovvio, ma la disinformazione e le fake news sono una piaga difficile da battere senza mezzi adeguati.
Pensiamo al fenomeno del deep fake: qualcuno potrebbe registrarvi, prendere la vostra faccia, la vostra voce e creare qualcosa di nuovo, di falso. Potrebbero farvi dire quello che vogliono.
Iniziate a capire quanto possa essere pericolosa questa giungla digitale?
Factmata in azione
Più che descriverlo, converrebbe provarlo… ma al momento Factmata è in beta e non possiede tutte le funzionalità previste. Si sta lavorando per migliorarlo e per renderlo fruibile a tutti! Ad oggi, questa applicazione web funziona solo per l’inglese ed esclusivamente per i contenuti degli Stati Uniti.
Sul sito di Factmata, però, è possibile provare questo sistema di valutazione dei contenuti online. Cliccando su uno degli articoli di prova inseriti, oppure inserendo il link di un contenuto USA apparirà la schermata dell’analisi.
La barra in alto riporta la valutazione riassuntiva e risponde alla domanda “quanto è attendibile questo contenuto?”. Di seguito, invece, l’analisi del linguaggio vero e proprio, espresso in percentuale.
Il futuro di Factmata
Uno strumento come Factmata aiuterebbe molto la vita digitale.
Spesso la gran parte degli articoli, dei post e delle immagini condivise non vengono neanche aperte, o lo sono solo dopo la condivisione.
È per questo che la compagnia promotrice di Factmata sta sviluppato diverse vie per integrare questo servizio nella vita delle persone: estensioni per il browser, applicazioni, community platforms. Factamata può rendere consapevoli gli utenti di quello che è Internet e di quello che è il fenomeno delle fake-news
Bisogna avere un senso civico digitale
Il fact-checking con Factmata potrebbe diventare molto più semplice e alla portata di tutti. Il primo passo, però, spetta sempre alle persone, ai “cittadini digitali”, che devono comportarsi in maniera responsabile. Essi non devono mai dimenticare che le informazioni in cui si imbattono non sono sempre attendibili.
Comunicare e informarsi nel modo giusto è un diritto, ma anche un dovere civico.
Il ruolo dell’Unione Europea
L’Unione Europea è una delle vittime preferite della disinformazione. Spesso è stata considerata la responsabile della crisi economica, della disoccupazione, dell’immigrazione. Tutto questo filone di fake-news viene strumentalizzato dai partiti nazionalisti e anti-europeisti, che sfruttano a loro favore la percezione (spesso distorta) che i cittadini dell’Unione hanno di questi fenomeni.
È particolarmente difficile contrastare la disinformazione, anche se si portano dati concreti e prove della falsità di alcune notizie. Per quanto ci si provi, le notizie negative sono quelle che restano più impresse nella mente delle persone e quelle inesatte o distorte circolano più velocemente di quelle certificate e riconosciute – come dimostrato da numerose ricerche scientifiche[1].
L’Unione sta cercando di combattere questo fenomeno dal 2015. Lo ha fatto con una serie di iniziative[2] miranti a rafforzare il principio di democrazia e a salvaguardare diritti fondamentali come la libertà d’opinione e d’espressione, che risultano maggiormente interessati dalle conseguenze della disinformazione.
Forse con Factmata, o con lo sviluppo di strumenti simili, e con adeguate strategie di responsabilizzazione, l’Unione Europea potrebbe contare su un vero alleato. Anzi, alleati: i suoi cittadini.
[1] Vosoughi, S.-Roy, D.-Aral, S. (2018), “The spread of true and false news online”, in Science, Vol. 359, Issue 6380, pp. 1146-1151.
[2] Ad esempio, la Comunicazione della Commissione europea Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo, il Piano d’azione contro la disinformazione, l’EU Code of Practice on Disinformation e, recentemente, il Piano d’azione per la democrazia europea.