«Digitalizzazione a misura di umanità»: il diritto di accesso a Internet (Parte 2)

In un mondo sempre più interconnesso, è importante che i singoli individui riescano ad accedere alla rete in condizioni di parità, e che ogni Stato membro dell’UE garantisca metodologie e competenze specifiche nonché strumentazioni tecniche adeguate. Il riconoscimento di tali prerogative, attraverso la loro qualificazione in diritti, costituisce dunque un pilastro centrale per le nostre società, nonché presupposto fondamentale per la realizzazione di una vera a propria cittadinanza e democrazia digitale a livello europeo (e internazionale).

Quali misure sono state adottate in Europa?

La Commissione europea ha riconosciuto l’accesso a Internet come un presupposto fondamentale per la partecipazione sociale e per lo sviluppo economico, senza tuttavia legittimarlo come un diritto umano a livello giuridico. Una serie di politiche e iniziative sono state sviluppate per affrontare il divario digitale in Europa e quindi garantire l’accesso equo e non discriminatorio alle rete. Nel 2010 l’UE ha lanciato l’Agenda digitale per l’Europa con l’obiettivo di migliorare l’accesso a Internet a banda larga e aumentare la competitività dell’economia digitale europea. La strategia Europa 2020 identifica l’accesso a Internet ad alta velocità e la formazione digitale come due dei suoi obiettivi principali per creare una società inclusiva e sostenibile [1].

Strategie come il Digital Agenda for Europe e il programma Connecting Europe Facility (CEF) mirano a migliorare l’accesso alla rete, promuovere l’alfabetizzazione digitale e sostenere lo sviluppo di infrastrutture digitali in tutta Europa. Una parte significativa dei fondi del CEF è inoltre destinata a sostenere progetti di banda larga nelle aree meno servite. Possiamo in aggiunta citare il programma WiFi4EU e il Piano d’Azione per la Connettività, che mirano a garantire l’accesso gratuito alla rete nei luoghi pubblici, a estendere l’accesso a tutte le aree, incluse quelle rurali e remote, a migliorare la formazione digitale dei cittadini europei.

Il Regolamento sul roaming abolisce i costi aggiuntivi per l’uso dei dispositivi mobili all’estero all’interno dell’UE (roaming), rendendo più facile e conveniente per i cittadini europei accedere a Internet quando viaggiano in altri Paesi membri.

Per garantire un accesso equo e non discriminatorio a Internet, senza alcune restrizioni da parte degli operatori di rete, la neutralità ricopre un ruolo fondamentale. In questo modo, infatti, gli utenti possono accedere a tutti i contenuti e i servizi online senza limitazioni, a meno che non violino la legge o la privacy dei consumatori. In Europa, le norme sulla neutralità della rete sono state introdotte nel 2015 con il Regolamento sulle telecomunicazioni, che vieta ai fornitori di servizi Internet di bloccare o rallentare l’accesso a contenuti, applicazioni o servizi specifici. Nel 2018, una Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio ha istituito un quadro normativo comune per il settore delle telecomunicazioni, noto come Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche (CECE), che stabilisce le regole per l’accesso alla rete, la concorrenza, l’investimento in infrastrutture e la protezione dei consumatori [2]. Tuttavia, il dibattito sulla neutralità della rete resta ancora aperto e necessita di regolamentazioni più rigorose per prevenire pratiche discriminatorie e condizioni di marginalizzazione.  

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea riconosce il diritto alla libertà di espressione e informazione, che include la libertà di impartire e ricevere informazioni senza interferenze da parte delle autorità pubbliche. Questo diritto è stato ulteriormente rafforzato dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) che garantisce il diritto alla protezione dei dati personali e il diritto all’oblio.

A marzo 2021, con la Bussola per il digitale, la Commissione ha presentato  obiettivi e modalità per raggiungere la piena trasformazione digitale entro il 2030, necessaria a conseguire la transizione verso un’economia a impatto climatico zero, circolare e resiliente [3]. «L’ambizione dell’UE è conseguire la sovranità digitale in un mondo aperto e interconnesso e perseguire politiche per il digitale che conferiscono ai cittadini e alle imprese l’autonomia e la responsabilità necessarie per conseguire un futuro digitale antropocentrico, sostenibile e più prospero» [4].

Il 26 gennaio 2022 la Commissione europea ha proposto inoltre al Parlamento e al Consiglio di firmare una dichiarazione sui diritti digitali e sui principi che guideranno la trasformazione digitale nell’Unione. Progettata sul programma strategico per il «decennio digitale 2030» [5], essa si basa su precedenti iniziative: la Dichiarazione di Tallinn sull’e Government (2017), la Dichiarazione di Berlino sulla società digitale e il governo basato sui valori (2020), la Dichiarazione di Lisbona – Democrazia digitale con uno scopo (2021). «La dichiarazione si fonda sul diritto dell’UE, dai trattati alla Carta dei diritti fondamentali, ma anche sulla giurisprudenza della Corte di Giustizia. Si basa sull’esperienza del pilastro europeo dei diritti sociali. […] La promozione e l’attuazione dei principi enunciati nella dichiarazione rappresentano un impegno politico e una responsabilità che condividono l’Unione e gli Stati membri nell’ambito delle rispettive competenze [6]». Inclusione, solidarietà e un approccio human-centric costituiscono la base dell’iniziativa e della missione europea. Il progetto mira inoltre a dare a ogni cittadino un’idea chiara della trasformazione digitale che l’Unione difende e che vuole promuovere a livello mondiale.

Principio, diritto fondamentale o diritto umano?

L’accesso a Internet è stato identificato nel 2016 – in una Risoluzione non vincolante delle Nazioni Unite – come diritto umano fondamentale di fronte alla consapevolezza della sua importanza universale per la partecipazione democratica attiva e per lo sviluppo economico, sociale e culturale [7]. Oggi, tuttavia, ci sono opinioni divergenti su come classificare tale prerogativa: principio o diritto umano?

Nel primo caso, l’accesso a Internet è visto come un mezzo per esercitare altri diritti, come la libertà di espressione e di informazione. Si potrebbe dunque considerare come un diritto “accessorio” che può facilitare la realizzazione dei diritti fondamentali. Come diritto umano, è da considerarsi, invece, nell’ambito della categoria dei diritti sociali, tra i quali si annoverano il diritto all’istruzione o il diritto all’assistenza sanitaria. 

In generale, il diritto umano fa riferimento a un diritto inalienabile che deve essere garantito dallo Stato e riconosciuto in quanto preesistente, mentre il diritto sociale ha a che fare con un diritto che lo Stato deve salvaguardare, ma che può essere limitato dalle risorse disponibili. 

Conclusioni

A conclusione del nostro discorso possiamo sicuramente allinearci al crescente consenso sul fatto che Internet costituisca una risorsa e un valore in sé e che pertanto debba essere coperto da una tutela giuridica.

Il mondo cibernetico ha rivoluzionato il modo in cui le persone interagiscono ed esercitano la loro libertà di espressione e di informazione, nonché i diritti fondamentali connessi [8]. Internet non si limita a essere una mera tecnologia. Rappresenta conoscenza, offre possibilità ed è uno strumento di empowerment. Riveste un ruolo cruciale nella vita quotidiana del mondo contemporaneo. 

L’attuale quadro dei diritti umani in Europa offre una certa protezione per assicurare l’uso e l’accesso alla rete, senza tuttavia coprirli in toto. Di certo una delle preoccupazioni principali è garantire una connettività universale (escludendo il più possibile ogni possibilità di marginalizzazione sociale) – una questione che all’interno dell’Unione rimane, però, trattata “solo” attraverso soft laws, non riconoscendo dunque con atti vincolanti queste prerogative come diritti.

Infine, adottare un approccio collaborativo implica comprendere le difficoltà che il web deve superare e che queste possono essere affrontate unicamente attraverso un’azione congiunta, coinvolgendo un gruppo multilaterale di portatori di interesse, ciascuno con il proprio ruolo specifico. È necessario dunque che istituzioni, imprese, organizzazioni della società civile e singoli cittadini collaborino sin da ora per costruire il futuro digitale che desideriamo.

 

[1] “Europa 2020: la strategia dell’Unione europea per la crescita e l’occupazione”, in Eur-Lex. L’accesso al diritto dell’Unione europea, disponibile su: https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/europe-2020-the-european-union-strategy-for-growth-and-employment.html#

[2] Commissione europea, Codice UE delle comunicazioni elettroniche, disponibile su: https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/policies/eu-electronic-communications-code#:~:text=Il%20codice%20 europeo%20delle%20 comunicazioni,gli%20 utenti%20in%20tutta%20 Europa..

[3] European Commission, Europe’s Digital Decade: Commission sets the course towards a digitally empowered Europe by 2030, 9 marzo 2021, disponibile su: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_21_983

[4] Commissione europea, Decennio digitale europeo: il percorso stabilito dalla Commissione verso un’Europa autonoma e responsabile dal punto di vista digitale entro il 2030, 9 marzo 2021, disponibile su: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_21_983.

[5] European Commission, 2020 State of the Union Address by President von der Leyen, disponibile su: https://state-of-the-union.ec.europa.eu/state-union-2020_en.

[6] Commissione europea, La Commissione propone una dichiarazione su diritti e principi digitali per tutti nell’UE, 26 gen. 2022, disponibile su: https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_22_452.

[7] Human Rights Council, “The promotion, protection and enjoyment of human rights on the Internet”, in United Nations General Assembly Human Rights Council 32nd Session, Promotion and protection of all human rights, civil, political, economic, social and cultural rights, including the right to development: A/HRC/32/L20, 27 giugno 2016, disponibile su: https://www.article19.org/data/files/Internet_Statement_Adopted.pdf 

[8] Parliamentary Assembly, Resolution 1987 (2014) Final version: The Right to Internet Access, disponibile su: https://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-en.asp?fileid=20870&lang=en.

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