Il processo di integrazione europea è segnato da una serie di tappe storiche fondamentali che hanno portato alla costituzione di quell’organizzazione sui generis, che è l’Unione Europea. Tra esse rientra sicuramente la firma dei Trattati di Roma, avvenuta il 25 marzo del 1957.
L’Europa dopo la Seconda guerra mondiale e la dichiarazione Schuman
L’Europa usciva dalla Seconda guerra mondiale devastata sia economicamente, sia in termini di vite umane. Nel tentativo di risollevarsi e di trovare una soluzione che impedisse il ripetersi di un conflitto simile il 9 Maggio del 1950 il ministro degli Esteri francese, Robert Schuman, propose – in primis alla Germania Ovest – la creazione di un’organizzazione (aperta a tutti gli Stati europei) che avesse come obiettivo la fusione delle produzioni di acciaio e carbone[1]. Lo scopo di tale organizzazione era duplice: anzitutto, assicurare la pace, attraverso il superamento del «contrasto secolare tra la Francia e la Germania», che in passato aveva portato il Vecchio Continente a essere teatro di guerre sanguinose; in secondo luogo, garantire prosperità e benessere a tutti i cittadini europei, mediante la messa in comune di interessi economici (seppur su punti limitati, ma decisivi).
La nascita della Comunità economica del carbone e dell’acciaio (CECA)
La proposta del ministro degli Esteri francese fu accolta da cinque Paesi (oltre alla Francia) – Germania Ovest, Italia e Stati del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) – e portò nel 1951 alla creazione della Comunità economica del carbone e dell’acciaio[2]. La CECA segnò la nascita della prima istituzione europea sovranazionale (l’Alta autorità), nonché uno dei primi passi verso la costruzione dell’Europa unita.
I Trattati di Roma
La positiva esperienza dei primi anni della CECA e il contesto internazionale “favorevole” indussero i governi degli Stati membri (in particolare, alcune personalità politiche) a proporre nuove forme d’integrazione. Tale accelerazione del processo di unificazione registrò, però, una sonora battuta d’arresto con il fallimento della Comunità europea di difesa (1954). Ciononostante, il sogno europeo trovò nuovo slancio già nell’anno successivo, nel corso della Conferenza di Messina, che portò alla firma dei Trattati di Roma, il 25 marzo 1957[3]. La cerimonia, svoltasi a Roma, nella Sala degli Orazi e Curiazi di Palazzo dei Conservatori, presso Piazza del Campidoglio, sancì l’istituzione della Comunità economica europea (CEE), il cui scopo era la realizzazione diun’Unione doganale, che permettesse attraverso l’eliminazione dei dazi doganali fra gli Stati membri, la costruzione di un mercato comune basato sulla libera circolazione di capitali, servizi, merci e persone. Con i Trattati di Roma si istituì anche la Comunità europea dell’energia atomica (EURATOM), che aveva lo scopo di armonizzare i programmi di ricerca degli Stati membri inerenti all’energia nucleare.
Altri punti del trattato di Roma[5]
- Istituzione della Banca Europea degli investimenti (BEI).
- Lo sviluppo della Cooperazione fra gli Stati membri.
- L’introduzione di politiche comuni nel settore dell’agricoltura, dei commerci e dei trasporti.
- Creazione di un Fondo sociale europeo (FSE).
Conclusione
Nel momento difficile che stiamo vivendo, che invoca la costruzione, il rafforzamento o la riaffermazione di una leadership e di un approccio realmente europei, vogliamo non solo dire con forza, come già Joseph Bech in Campidoglio il 25 marzo 1957: «Europa ædificanda est», ma anche ricordare le parole lungimiranti e, al contempo, attualissime che Gaetano Martino, l’allora ministro degli Affari esteri della Repubblica italiana, pronunciò in occasione della firma dei Trattati di Roma: «La comunità europea che sta per sorgere ha fini e limiti di carattere economico, ma si inserisce in un più ampio processo storico-politico. Noi guardiamo ad essa come a un momento e a uno strumento di una vita europea più solidale e integrata nel complesso delle sue manifestazioni. Se il nostro orizzonte è necessariamente politico, il punto dal quale muoviamo è di natura essenzialmente morale. Noi abbiamo fede nell’Europa come patria spirituale. L’Europa che noi amiamo e che vogliamo preservare e rafforzare è oltre tutto un modo di sentire e concepire la vita a cui intendiamo rimanere fedeli per noi stessi e per la continuità e l’unità del progresso civile.
Se vogliamo unirci economicamente e politicamente è perché nelle attuali condizioni del mondo non è dato all’Europa salvarsi e sopravvivere come patria spirituale che per mezzo dell’unità. […]»
[1] Morelli, U., Storia dell’integrazione europea, Guerini, 2011.
[2]Cit.
[3] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/25-marzo-1957-trattati-di-roma-una-svolta-anche-le-donne-16443
[4] Nolfo E., Dagli imperi militari agli imperi tecnologici. La politica internazionale del XX secolo, Laterza, Bari 2008
[5] Cit.