Questo il tema discusso durante il secondo incontro di Strategic dialogues, ciclo promosso dalla Rappresentanza in Italia della Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS) in collaborazione con Formiche.net e Centro Studi Americani, inaugurato lo scorso 28 gennaio. Il dibattito, tenutosi in diretta streaming lo scorso giovedì 25 febbraio, ha visto la partecipazione dell’On. Roderich Kiesewetter, Presidente della Commissione parlamentare di controllo per l’intelligence tedesca, e dell’On. Raffaele Volpi, Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
A moderare la Dott.ssa Maria Latella, giornalista di Sky TG24 e membro del Board del Centro Studi Americani.
Il dibattito
I frequenti attacchi informatici e la costante minaccia del terrorismo mettono sempre più a rischio sia le nostre vite sia l’operato delle imprese e mostrano, al tempo stesso, la nostra vulnerabilità in questo campo.
Come cita la premessa all’invito di partecipazione dell’incontro «il rischio informatico è in forte ascesa e non va sottovalutato».
Il dibattito si apre con la proposta di una Conferenza che coinvolga i Comitati parlamentari di controllo dei Servizi segreti europei al fine di collaborare sul fronte dell’intelligence. Un’idea nata già lo scorso anno, ma rimasta in stato di attesa a causa della pandemia. «Si tratterebbe di un modo particolare per mettere a disposizione dell’intelligence la democrazia (ossia, i Parlamenti)» ha affermato Kiesewetter.
Un sistema di sicurezza integrato a livello europeo
Il rilancio di un lavoro di diplomazia parallela sull’intelligence fra i Parlamenti europei e il confronto su tematiche come cybersecurity, difesa delle infrastrutture critiche, intelligence economica e antiterrorismo è ciò che auspica l’On. Raffaele Volpi, il quale più volte nel corso del suo intervento ha sottolineato la necessità di un riallineamento di UE e Stati Uniti al fine di confrontarsi con le minacce che giungono da “rivali sistematici” comuni – in particolare, Russia e Cina.
La riaffermazione degli Stati Uniti come primo alleato è una condizione che l’On. Volpi ritiene necessaria per riaffermare il sistema occidentale. L’Europa deve superare quello che lui ha definito il «pensiero timido», che confonde il multilateralismo con l’inerzia, e puntare, invece, su quelli che sono i valori democratici comuni dei Paesi occidentali. Tra questi, gli Stati europei hanno sperimentato di recente allontanamento e divisione, soprattutto a causa della concorrenza economica, dei conflitti regionali e delle numerose indecisioni registrate in riferimento agli interventi in zone strategiche – soprattutto nell’area del Mediterraneo. È proprio partendo dal dialogo e dalla condivisione degli ideali che ci accomunano che l’Europa può far fronte alle nuove sfide che le si pongono davanti.
Dello stesso avviso l’On. Kiesewetter, che ha specificato come con «collaborazione europea» non si debba intendere la supremazia di un Paese membro rispetto ad un altro. L’Onorevole ha tenuto a precisare, inoltre, come la Germania stessa sia alla ricerca di un format diverso, nuovo, che preveda la collaborazione con un’expertise italiana. Una prospettiva, quest’ultima, non del tutto nuova come dimostra la cooperazione italo-tedesca nei Balcani e in Africa occidentale, da estendere però – ha osservato Kiesewetter – anche al campo dell’immigrazione, di Frontex, del Mediterraneo e dell’Operazione Sophia.
Ma come riavvolgere il nastro con gli USA?
«Bisogna essere realisti e ammettere che – dopo 500 anni – il nostro continente non è più al centro di tutto quello che si muove, come abbiamo sempre pensato. Si è, infatti, assistito all’emergere di nuovi grandi Paesi», ha affermato la Dott.ssa Latella.
Alla luce dei cambiamenti di scenario mondiale e del fatto che – come spesso ha affermato Ursula von der Leyen – l’Europa sia andata avanti in questi anni anche senza gli Stati Uniti, ci si chiede come verrà bilanciata la relazione con l’alleato transatlantico, ora sotto la presidenza di Biden.
«Dato per certo che con gli Stati Uniti la relazione continuerà e migliorerà, qual è l’equilibrio che si dovrà raggiungere in Europa e nei nostri rispettivi Paesi, tenendo conto che gli USA restano il faro che unisce il pensiero occidentale?», ha chiesto la giornalista agli Onorevoli.
L’On. Kiesewetter si è detto felice di affrontare il discorso Stati Uniti per due motivi principali. Innanzitutto, ha mosso una critica a chi in Europa, ma anche nella stessa Germania, ha voluto prendere le distanze dall’America, invece di pensare a come riattivare i rapporti per il periodo post-Trump. «Bisogna andare oltre gli errori commessi. Capire soprattutto le cause che hanno portato all’elezione di Trump», ha affermato. Ha citato poi la fattispecie statunitense come esempio di riflessione anche per l’Europa: «non bisogna abbandonare ed escludere le zone rurali, occorre, al contrario, integrarle attraverso una fitta rete energetica e infrastrutturale».
La seconda motivazione, invece, ha a che vedere con l’idea di un progetto comune tra UE e USA. Le due sponde dell’Atlantico potrebbero, a parere dell’ospite tedesco, aiutarsi reciprocamente in ambiti diversi. Gli Stati Uniti potrebbero coadiuvare l’Europa nel Pacifico, mantenendo libere le vie di commercio e cercando un equilibrio con Paesi come la Cina, l’India e la Nuova Zelanda, più aperti verso l’Occidente. Al tempo stesso però occorre dare stimoli all’America e in questo senso l’Europa può fare la sua parte offrendo agli Stati Uniti un progetto che unisca clima e sicurezza e che, dunque, copra molte delle grandi sfide che ci troviamo ad affrontare oggi, dal cambiamento climatico alla questione Africa.
«Culture integrate portano a grandi innovazioni»
L’On. Raffaele Volpi si è trovato d’accordo sia con il collega tedesco sia con le affermazioni della von der Leyen aggiungendo, però, che «noi europei siamo andati avanti, anche se non insieme; il nostro genio europeo si è sviluppato in maniera asimmetrica e questa asimmetria non è casuale: corrisponde alle vocazioni dei singoli Paesi».
In Europa occorre capire ‘chi fa cosa’ e ‘chi lo sa fare meglio’; è necessario dividersi i compiti, comprendere quali sono le vocazioni di ciascuno Stato membro e integrarle tra loro: soltanto in questo modo l’Europa può tornare a essere un partner solido per gli USA sia come mercato sia come collante sociale e culturale.
La “questione Africa”
Kiesewetter ha messo in luce una questione fondamentale per una collaborazione strategica tra UE e Stati Uniti, soprattutto in considerazione della concorrenza sistemica con Cina e Russia. «Abbiamo un continente davanti a noi del quale gli USA non si sono quasi mai occupati e che noi invece abbiamo sempre visto come il continente della migrazione e dell’aiuto allo sviluppo, ma mai come il continente delle possibilità e delle opportunità.»
Di fronte all’atteggiamento ‘colonialista’ (come lo ha definito Volpi) della Cina, il compito dell’Europa è quello di convincere gli Stati africani a collaborare con l’Occidente, offrendo infrastrutture che possano essere da loro accettate e supporto su questioni che riguardano, per esempio, la migrazione legale o la formazione professionale dei giovani. L’ospite tedesco ha lanciato l’idea di una ferrovia che, partendo dal canale di Suez arrivi fino al Capo di Buona Speranza. Solo considerando l’Africa al nostro livello, spogliandola dalla veste di «bersaglio delle grandi imprese» si potrà garantire un rapporto di interesse reciproco tra i due continenti, basato sull’apertura del mercato per i prodotti agricoli africani.
Domande dal pubblico: i cambiamenti nella NATO
A conclusione dell’incontro, due i quesiti posti dagli ascoltatori: come si pone la Germania sia in relazione all’area del Baltico, sia nelle relazioni con la Russia, e in che misura cambierà la NATO, considerate le richieste statunitensi all’UE sul fronte della Difesa.
L’On. Roderich Kiesewetter ha ribadito che la Germania si sta già occupando del Baltic air policing e quindi del controllo dello spazio aereo baltico. Inoltre, un forte segnale di presenza della NATO è dato dalla guida del governo federale sulla truppa di pronto intervento presente in Estonia e di quella americana in Lituania. Una novità straordinaria inoltre – come l’ha definita l’On. Volpi – è la creazione di un gruppo di riflessione comune all’interno della NATO, il cui compito è quello di tracciare delle linee guida per rafforzare il processo politico all’interno dell’organizzazione in considerazione dei cambiamenti che si stanno registrando.
Domande dal pubblico: la “questione Russia”
In merito alla “questione russa”, gli interventi si sono concentrati soprattutto su North Stream 2, il progetto introdotto dal governo Schröder nel 2005, che ha portato a forti sanzioni americane contro le aziende tedesche, nonché a divergenze d’opinione all’interno del Bundestag. Dal punto di vista interno, la questione non appare di facile soluzione: l’On. Kiesewetter ha sottolineato come l’abbandono del progetto rappresenterebbe una violazione del contratto stretto con la Russia. Non sono tuttavia mancate le critiche alla scelta fatta dalla Germania, poiché come ha affermato lo stesso Kiesewetter, «la politica energetica è una politica europea e non soltanto bilaterale».
Il progetto del gasdotto ha subito ripercussioni anche a causa di una situazione che ha reso i rapporti russo-tedeschi molto tesi: il riferimento è sia all’omicidio del georgiano Tornike Kavtarashvili – commesso al Tiergarten per conto di organi legati al governo centrale russo – sia, evidentemente, al “caso Navalny”, tutt’ora in corso. Al riguardo, l’On. si è detto soddisfatto della partecipazione dell’Italia alle misure adottate nei confronti della Russia, il cui obiettivo è sempre quello di isolare alcuni Paesi europei per portare avanti delle azioni a livello unilaterale.