La politica europea di vicinato ad est: il Partenariato Orientale

Politica europea di vicinato

Il Partenariato Orientale (PO) è un’iniziativa di cooperazione regionale che si colloca nell’ambito dell’Azione esterna dell’Unione Europea e si inquadra nella Politica europea di vicinato (PEV), secondo quanto disposto dall’art. 8 TUE. 

L’articolo in questione prevede la possibilità per l’UE di sviluppare “con Paesi limitrofi relazioni privilegiate al fine di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato fondato sui valori dell’Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione” .

L’obiettivo centrale della PEV risiede, dunque, nella stabilizzazione e securitizzazione dei Paesi collocati a sud e ad est dell’UE, attraverso l’adesione ai valori fondanti dell’Unione : buona governance, democrazia, Stato di diritto, tutela dei diritti umani, economia di mercato e sviluppo sostenibile. I contenuti che caratterizzano le relazioni di cooperazione fra i Paesi membri dell’UE e i 16 Paesi extraeuropei facenti parte della PEV si basano principalmente su politiche legate allo sviluppo economico, all’occupazione e ai giovani, così come ai trasporti e alla connettività energetica, alla migrazione e alla sicurezza.

Secondo questa concezione, l’UE ha suddiviso i 16 Stati membri della PEV in due sottocategorie di cooperazione regionale: una meridionale, con l’Unione per il Mediterraneo, e l’altra orientale. Tra i “vicini” orientali, sono stati individuati sei specifici Paesi con i quali è stata creata una partnership, denominata Partenariato Orientale, che ha permesso di instaurare rapporti favorevoli, basati su interessi comuni e interventi da ambo le parti: ArmeniaAzerbaijanGeorgiaMoldovaBielorussia Ucraina sono i protagonisti che, insieme ai Paesi membri dell’UE e alle istituzioni europee, hanno dato vita a una cooperazione ambiziosa con l’obiettivo di rafforzare l’associazione politica e l’integrazione economica.

La cooperazione bilaterale e multilaterale del Partenariato Orientale

La cornice entro la quale si sviluppano le relazioni fra i Paesi membri dell’Unione e i sei partner è provvista di accordi a livello bilaterale di associazione o di partenariato, e di cooperazione a livello regionale. Si sviluppa perciò una partnership che segue due traiettorie diverse, ma complementari, che, da una parte, si struttura attraverso piani di azione bilaterali conclusi con i singoli paesi del Partenariato Orientale, e, dall’altra parte, si costituisce secondo uno schema multilaterale composto da programmi di partenariato organici. In merito a quest’ultima modalità, i capi di Stato o di governo dei sei partner e dei membri dell’UE, insieme a rappresentanti del Parlamento e della Commissione europea, si incontrano per svolgere riunioni al vertice ogni due anni a partire dal 2009. Durante il primo vertice inaugurale del 2009, fu approvata una dichiarazione congiunta che avviò i negoziati relativi agli accordi bilaterali e con la quale l’Unione Europea decise di stanziare 350 milioni aggiuntivi implementando così la dimensione orientale della Politica di vicinato.

Per quanto riguarda, invece, le relazioni bilaterali, queste si fondano su avanzamenti in ambito di cooperazione più stretta, anche politica (gli accordi di associazione), di integrazione economica (Deep and Comprehensive Free Trade Area, DCFTA), di mobilità dei cittadini e di rafforzamento della cooperazione settoriale. 

I sei partner orientali e gli accordi bilaterali

Con Ucraina, Georgia e Moldavia, l’Unione ha concluso accordi di associazione entrati in vigore fra il 2016 e il 2017. Con tutti e tre i Paesi in questione sono state create zone di libero scambio globale e approfondite e adottati differenti regolamenti sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini ucraini, georgiani e moldavi che si recano nell’UE. Come anticipato, quest’ultimo aspetto sottolinea l’importanza, per il partenariato, di promuovere la connettività interpersonale investendo, dunque, nelle persone e nella società civile. Le relazioni fra UE e Azerbaijan perseguono prevalentemente un altro obiettivo molto importante, in linea con quanto previsto dal PO, che si instaura nell’ambito della cooperazione settoriale, in particolare nel settore energetico. Già nel 2006, vigeva una forma di partenariato strategico in materia di energia, successivamente ampliato con l’avvio dei negoziati nel 2017 su un nuovo accordo in materia di questioni politiche, commerciali, energetiche e relative alla Politica estera e di sicurezza comune. Con l’Armenia, l’UE ha firmato un accordo di partenariato globale e rafforzato, mentre, con la Bielorussia, ha avviato un accordo di mobilità. I due Paesi, tuttavia, fanno parte dell’Unione economica euroasiatica (UEE), uno spazio comune orientato verso la Federazione Russa, che favorisce l’integrazione commerciale di alcuni Stati dell’ex-Unione Sovietica. Nonostante la partecipazione di Bielorussia e Armenia all’UEE, l’Unione Europea ha comunque scelto di proseguire la cooperazione bilaterale con i due paesi, mantenendosi sulla linea di un dialogo continuo. 

Le istituzioni del Partenariato Orientale

Un’attenzione particolare meritano le istituzioni che compongono il PO, in quanto determinano il carattere autenticamente europeo di tale strategia: mentre l’Unione per il Mediterraneo sta acquisendo progressivamente i caratteri tipici di un’organizzazione internazionale, con un proprio segretariato e istituzioni proprie, il Partenariato Orientale, con il suo assetto multilaterale, è costituito da un forum intra-parlamentare, che riunisce periodicamente tutte le parti. 

Sessanta parlamentari europei e dieci rappresentati, ciascuno proveniente dai Parlamenti dei Paesi partner del PO, si incontrano, infatti, presso l’Assemblea parlamentare Euronest. Attualmente, per ragioni politiche, i rappresentati della Bielorussia non stanno prendendo parte ai lavori di Euronest per mancanza dei requisiti politici.  L’art. 3 dello Statuto costituente dell’Assemblea Parlamentare Euronest, infatti, definisce chiaramente i criteri di membership che il rappresentante di un Paese deve rispettare per poter prendere parte ai lavori dell’Assemblea:

  • far parte del sistema costituzionale di uno dei Paesi che partecipano al Partenariato Orientale;
  • essere stato eletto secondo gli impegni dell’OSCE e altri standard internazionali per le elezioni democratiche;
  • impegnarsi a proteggere e promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali, la democrazia pluralistica e lo Stato di diritto.

La Bielorussia, attualmente, non rispetta molti dei criteri politici necessari per prendere parte al PO. Nonostante i dialoghi UE-Bielorussia e i piani d’azione in materia di diritti umani, quest’ultima continua a non rispettare i requisiti minimi democratici, oltretutto rimanendo l’unico paese del continente ad applicare la pena capitale, cosa che le comporta l’esclusione de jure dal Consiglio d’Europa. Inoltre, anche per quanto riguarda le elezioni politiche, queste sono state più volte viziate nel corso degli anni: il caos è scoppiato nell’elezione presidenziale estiva del 2020, quando è stato riconfermato il presidente Aljaksandr Lukašėnka, ormai in carica dal 1994. Come reazione al risultato e, soprattutto, al clima di tensione che aveva caratterizzato il periodo elettorale, la società civile, che si è riversata nelle strade del Paese manifestando pacificamente, si è ritrovata a dover resistere dinanzi alla brutale repressione che di lì a poco è stata ordinata dal governo centrale.  

In definitiva, la conduzione della Politica europea di vicinato ad oriente riveste un ruolo strategico e di grande importanza per l’Unione Europea, così come per i Paesi che ne fanno parte. Tuttavia, probabilmente, anche in relazione alla recente implementazione della PEV, tale politica ad est non si è ancora rivelata a tutti gli effetti incisiva. A tal proposito è auspicabile che, oltre al quadro degli obiettivi generali perseguiti dal partenariato, il PO si focalizzi nella riformulazione continua degli obiettivi strategici a breve termine, che spesso aiutano ad individuare ed affrontare con anticipo le sfide poste dai continui sviluppi della geopolitica regionale, senza venirne sommersi.




1 comment
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like
LOGO OGIE
LEGGI

Contrastare le fake news?

Se fosse possibile verificare ogni notizia sul web? Sarebbe solo un’illusione oppure potrebbe essere una verità vicina? Forse Factmata potrebbe rendere questo mondo digitale utopico più pulito, più sicuro e più civile. La battaglia contro la disinformazione e la cattiva informazione è appena agli inizi, ma bisogna iniziare a combattere e a comunicare con consapevolezza.
LEGGI
Ragazzi dietro una scrivania che parlano
LEGGI

Workshop: Perché non possiamo non dirci europei (I)

Il 5 marzo 2019, presso l’Aula 5 della sede LUMSA di Piazza delle Vaschette, si è svolto il primo dei tre workshop del ciclo Perché non possiamo non dirci europei. Attraverso questa serie di incontri – organizzati in collaborazione con la Libera Università Maria Ss. Assunta (LUMSA) e la Rappresentanza in Italia della Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS) – l’Osservatorio Germania-Italia-Europa (OGIE) si propone di ragionare sul significato e sulle motivazioni storiche e culturali tanto del processo di integrazione, quanto e soprattutto del nostro essere europei; il tutto nel tentativo di comprendere le cause poste alla base della crisi potenzialmente disgregatrice che l’Unione sta vivendo e rilanciare i temi dell’integrazione, anche in vista delle elezioni europee che vedranno coinvolti in prima persona i cittadini dei 27 Stati membri dell’UE.
LEGGI
LEGGI

Zwischen Schock und Aufbruchstimmung: Deutschland nach der Wahl

Halten wir fest: Die Große Koalition in Deutschland wurde abgewählt. Ihre Protagonisten, die Union, d.h. die CDU von Bundeskanzlerin Angela Merkel und ihre bayerische Schwesterpartei CSU, und die Sozialdemokraten von Kanzlerkandidat Martin Schulz gehen mit historisch schlechten Ergebnissen aus den Bundestagswahlen hervor: Die Union kommt auf 32,9% und verliert 8,6% im Vergleich zu 2013, die SPD holt 20,5 % (-5,2).
LEGGI
LEGGI

Fix It or Brexit

Sono state settimane cariche di eventi le precedenti per la Gran Bretagna: il 3 gennaio scorso le dimissioni a sorpresa di Sir Ivan Rogers, a pochi mesi dalla deadline indicata dal Governo di Theresa May per l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona; il 16 gennaio la scelta della “linea dura” da parte del primo ministro britannico, che, in un discorso tenuto il giorno successivo a Lancaster House, ha affermato: «Cerchiamo una nuova partnership fra una Gran Bretagna globale, indipendente e sovrana e i nostri amici dell’Ue. Non vogliamo adesioni parziali, o qualsiasi cosa che ci lasci metà dentro e metà fuori».
LEGGI