Politiche energetiche dell’UE: un approccio multilaterale e strategico

Nei primi anni duemila, l’attenzione nei confronti del cambiamento climatico è accresciuta notevolmente, in rapporto anche – e soprattutto – alla produzione e impiego dell’energia in quanto principali fonti delle emissioni di gas serra su scala globale ed europea. Numerose le iniziative che l’Unione europea ha messo in pratica all’epoca per contrastare queste sfide, tutte con obiettivi – progressivamente ambiziosi – da perseguire. Con la comunicazione della Commissione al Consiglio europeo e al Parlamento europeo del 10 gennaio 2007[1], l’Unione europea si è impegnata a raggiungere una politica energetica europea basata sul triangolo energetico e le sue dimensioni: energy security, energy equity, environmental sustainability.

La liberalizzazione del mercato dell’energia, la promozione delle energie rinnovabili, la diversificazione delle fonti energetiche e la sicurezza dell’approvvigionamento sono stati i temi fondamentali di questo documento, che si vedrà successivamente realizzato in diverse strategie per portare a termine gli obiettivi prefissati. Da un lato un mercato interno dell’energia “nell’intento di offrire una vera scelta ai consumatori, a prezzi equi e competitivi”[2], dall’altro un’attenzione particolare all’impatto ambientale, ormai imprescindibile.

La diversificazione delle rotte di approvvigionamento risulta essere uno dei punti chiave nel raggiungimento di questo arduo obiettivo. Se prima del conflitto russo-ucraino l’approvvigionamento di gas russo era una delle fonti primarie per la produzione di energia in tutta l’Europa, oggi la situazione appare completamente diversa. Per la realizzazione di una diversificazione dei fornitori di gas è fondamentale avere a immediata disposizione un’infrastruttura adeguata. L’Unione europea ha agito rapidamente per sopperire alla – voluta – mancanza del gas russo: oggi le importazioni da Stati Uniti e Norvegia rappresentano la fornitura maggiore per l’UE, anche se alcuni paesi nordafricani, il Regno Unito e il Qatar partecipano all’approvvigionamento in modo sostanziale.

La combinazione tra la diminuzione in generale dell’uso di gas, optando dunque per le rinnovabili, e l’aumento delle importazioni di GNL da altri paesi ha permesso una riduzione della dipendenza dal gas russo da un 40% del 2021 a un 8% nel 2023[3].

La questione energetica emerge come una tematica di rilevanza cruciale nel contesto degli equilibri geopolitici, specialmente in situazioni di tensione internazionale come quella attuale. L’energia, concepita come risorsa strategica, assume un ruolo fondamentale per l’Unione europea, che – attraverso la creazione del mercato unico – la utilizza come mezzo per superare con successo le crisi[4]. Tale punto di forza rappresenta un cardine per l’azione unitaria dell’UE, consentendo un orientamento convergente verso obiettivi condivisi. In questo contesto, rimane imperativo preservare e difendere i valori fondanti dell’Unione, i quali costituiscono un faro guida in un panorama segnato da sfide e tragedie che si manifestano a brevi distanze geografiche.

In questo momento storico caratterizzato da instabilità e conflitti, l’Unione europea ha una grande sfida da affrontare: fornire agli stati membri un approvvigionamento energetico costante, efficiente e sostenibile, che soddisfi la domanda energetica. L’approccio adottato è di tipo multilaterale e strategico: le policy istituite vengono realizzate tra gli stati membri – attraverso una solida “cooperazione energetica”, oltre che con paesi terzi – tramite la cosiddetta “diplomazia energetica”[5].

Con la Direttiva 2009/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009, l’Unione europea ha approvato il Pacchetto per il clima e l’energia 2020 (“20-20-20”). I tre principali punti di questa iniziativa erano: la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell’UE del 20 % rispetto ai livelli del 1990; il miglioramento dell’efficienza energetica dell’UE del 20 % e il 20 % della quota di energia dell’UE da fonti rinnovabili (eolico, solare, biomasse ecc.). L’Unione europea ha conseguito tutti i suoi tre principali obiettivi climatici ed energetici che erano stati concordati, nonostante non tutti i paesi europei abbiano performato nello stesso modo. In merito alle emissioni di gas serra, l’UE ha raggiunto l’obiettivo, con un -21,66% nel 2017; nel dettaglio, però, solo 15 Paesi l’hanno raggiunto e l’Italia non è fra questi (emissioni ridotte di meno del 16%)[6]. Circa le rinnovabili, queste hanno raggiunto una quota del 22% nel mix UE, due punti percentuali in più rispetto al target comunitario previsto dalla direttiva. Molti Paesi sono andati ben oltre il target 2020 come Svezia, Croazia (entrambi +11 punti percentuali in più) e Bulgaria (+7 punti percentuali). L’Italia ha superato il proprio target di 3,4 punti percentuali. La Francia rappresenta l’unica eccezione con una differenza in difetto di 3,9 punti percentuali rispetto al 23% prefissato[7]. Nonostante l’Unione sia riuscita a portare a termine gli obiettivi comuni che si era prefissata, è necessario evidenziare che non tutti i paesi europei hanno fornito lo stesso contributo alla riuscita dell’obiettivo.

La Direttiva 2003/87/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa del 13 ottobre 2003 risulta essere il punto di partenza per l’istituzione del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (EU-ETS), il primo e il più grande mercato internazionale del carbonio. Il sistema, avviato nel 2005, funziona assegnando un limite massimo alle emissioni consentite in specifici settori, sotto forma di quote di emissione, alle aziende e ai grandi impianti. Queste quote possono essere negoziate sul mercato, consentendo alle aziende di comprare e vendere quote in base alle loro esigenze e alle loro capacità di riduzione delle emissioni. Ciò crea un incentivo economico per ridurre le emissioni: le aziende che possono ridurre le loro emissioni a costi più bassi possono vendere le loro quote in eccesso, mentre quelle che hanno difficoltà possono acquistare quote aggiuntive[8].

Nonostante le difficoltà dei paesi dell’Unione ad avanzare in modo omogeneo nell’implementazione delle politiche energetiche dettate da Bruxelles, in Europa si continua a legiferare ponendo obiettivi sempre più ambiziosi nei confronti degli Stati membri. il ruolo dell’UE nell’adozione dell’Accordo di Parigi, del 2015, e la successiva ratifica da parte di tutti i paesi membri dell’UE, è un evidente, esempio di quanto appena menzionato, oltre a segnare un pilastro fondamentale per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico. Adottato durante la COP21, esso è un trattato internazionale stipulato tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che si pone come obiettivi principali: la limitazione del surriscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali; la presentazione dei contributi determinati a livello nazionale (NDC) e l’avvio a una rendicontazione più trasparente da parte degli Stati firmatari. L’Accordo ha fornito all’UE la base legale internazionale e lo spunto per mettere in atto policies più ambiziose, tra le quali l’obiettivo di far diventare l’Unione la prima economia e società a impatto climatico zero entro il 2050, diventando leader globale della transizione energetica e della lotta al cambiamento climatico.

Tra le politiche energetiche adottate dall’UE, il Green Deal europeo della Commissione guidata dalla Presidente Von der Leyen dal 2019, è sicuramente una delle più significative per il suo taglio trasversale e multidisciplinare. Con l’obiettivo di rendere l’Europa il primo continente a emissioni zero entro il 2050, il Green Deal dovrebbe diventare forza trainante dell’Unione. Un’attenzione particolare – oltre che al settore dell’energia tout court – viene posta nei confronti della protezione della biodiversità, dell’agricoltura, dell’edilizia e dei trasporti. Uno degli obiettivi primari è la riduzione delle emissioni del 55% entro la fine del decennio: con l’adozione integrale del pacchetto legislativo “Fit for 55%“, l’UE ha ora i mezzi per avanzare verso gli obiettivi climatici del 2030 “in modo equo, competitivo ed efficiente in termini di costi”[9].

Per concludere, un importante ruolo nella storia delle politiche energetiche dell’UE è rappresentato dal REPowerEU del 2022. Conseguenza diretta dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, l’Unione europea ha rapidamente prodotto un pacchetto di norme mirate al diversificamento dell’approvvigionamento energetico. Nel maggio 2022, l’UE ha voluto lanciare un segnale forte alla Russia e al mondo intero: l’Unione è forte e difende i suoi valori, anche a fronte di criticità del settore energetico. La dipendenza dal gas russo è crollata drasticamente, permettendo di accelerare il processo di adozione di energie rinnovabili in tutto il continente europeo. In questo contesto di crisi, l’UE ha ridotto la sua dipendenza dai combustibili fossili russi, ha ridotto i propri consumi energetici quasi del 20%, e ha raddoppiato l’ulteriore diffusione delle energie rinnovabili[10].

Grazie al REPowerEU, nel breve periodo si è investito nell’acquisto comune di gas naturale liquefatto (GNL), oltre che nella costruzione di nuovi terminali GNL e nel miglioramento dei collegamenti infrastrutturali tra i diversi Stati membri. L’UE ha lavorato per diversificare le sue forniture energetiche aumentando gli acquisti di gas da altri fornitori, come Norvegia, Qatar e Stati Uniti. È fondamentale che i partenariati raggiunti in questo frangente debbano avere una prospettiva a lungo termine per garantire all’Europa un mix energetico vario e un approvvigionamento costante ed efficace, per non essere vulnerabili alle future instabilità geopolitiche internazionali.

A questo proposito, il recente contributo di Mario Draghi alla conferenza europea a La Hulpe il 16 aprile 2024, ha evidenziato alcuni punti cruciali circa le prospettive future dell’Unione in materie quali energia, difesa e transizione digitale. L’ex presidente della BCE ha sottolineato il tema della “competitività” e di come questa ponga una questione complessa: il vero problema dell’UE è stato il focus avuto fino ad oggi. Draghi parla di un cambiamento radicale per far fronte alle sfide attuali che il mondo contemporaneo ci chiama ad affrontare. “Ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo i nostri concorrenti tra di noi, anche in settori come la difesa e l’energia in cui abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza verso l’esterno”[11].

Egli ci propone una trasformazione dell’intera economia europea, a partire dalle filiere strategiche settore energetico come evidenziato dal “Net Zero Industrial Act”, sostenendo che sia necessario ripristinare la competitività dell’Unione allineandoci tutti per avere una strategia solida. Draghi sottolinea quanto ciò sia fondamentale per l’Unione, rispetto agli altri paesi che non affrontano una diversificazione interna come quella che caratterizza il continente europeo.

“Se vogliamo eguagliarli, avremo bisogno di un rinnovato partenariato tra gli Stati membri – una ridefinizione della nostra Unione che non sia meno ambiziosa di quella che fecero i Padri Fondatori 70 anni fa con la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio”[12].

 

 

[1] Comunicazione della Commissione al Consiglio Europeo e al Parlamento Europeo – Una politica energetica per l’Europa {SEC(2007) 12} /* COM/2007/0001 def. */.

[2] Si veda il sito ufficiale dell’Unione Europea, https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/an-energy-policy-for-europe.html, dove si specificano le difficoltà tra la creazione del mercato interno dell’energia e le regole del mercato concorrenziale.

[3] Consiglio Europeo, Consiglio dell’Unione Europea, https://www.consilium.europa.eu/it/infographics/eu-gas-supply/.

[4] A questo proposito si è fatto riferimento al rapporto sul mercato unico di Enrico Letta, Much More Than a Market, Aprile 2024, https://www.consilium.europa.eu/media/ny3j24sm/much-more-than-a-market-report-by-enrico-letta.pdf.

[5] Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Sicurezza e sostenibilità energetica, https://www.esteri.it/it/politica-estera-e-cooperazione-allo-sviluppo/temi_globali/energia/sicurezza-e-sostenibilita-energetica/.

[6] https://www.ing.it/investimenti-arancio/focus-mercati/piano-europeo-20-20-20.html

[7] https://www.mezzopieno.org/2022/rinnovabili-i-paesi-europei-superano-i-target-2020/

[8] Parlamento europeo, https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/72/lotta-contro-i-cambiamenti-climatici.

[9] Commissione europea, https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal/delivering-european-green-deal_it.

[10] Commissione europea, https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal/repowereu-affordable-secure-and-sustainable-energy-europe_it.

[11] Adnkronos, https://www.adnkronos.com/economia/draghi-il-discorso-integrale-come-deve-cambiare-lue_2YqgqZph2dMWoRrMrM9Ao4, 16 aprile 2024.

[12] Ibidem.

 

 

 

 

 

 

 

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