Per decenni l’Italia e la Germania sono state unite, oltre che da un forte impegno europeista, da rapporti economici, politici, culturali, sociali sempre più stretti. Ma negli ultimi anni, sullo sfondo della crisi dell’euro, sono aumentate le perplessità e le diffidenze reciproche: mentre nell’opinione pubblica italiana la Germania si trova spesso accusata di seguire una linea di austerità miope, l’Italia si trova a doversi confrontare con la sfiducia dei tedeschi circa la sua volontà e capacità di riformarsi e di risanare i suoi conti pubblici.
Per vedere più da vicino come i cittadini dei due Paesi si percepiscono vicendevolmente e in che misura ritengono l’altro Paese un partner affidabile in Europa, è stato commissionato un sondaggio per la Fondazione Ebert, con campioni intervistati sia in Italia che in Germania, per l’esattezza 1.200 italiani e 1.000 tedeschi, nel periodo dal 21 giugno all’8 luglio 2016.
I risultati del sondaggio sono stati presentati dall’Ambasciata di Germania in Italia e dalla Fondazione Ebert lo scorso 30 novembre 2016 alle ore 10:00 presso la Residenza dell’Ambasciatore tedesco a Villa Almone. Dopo i saluti dell’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania, Dr. Susanne Wasum-Rainer, il sondaggio è stato presentato da Michael Braun, consigliere scientifico della Fondazione Ebert e moderatore della discussione, che ha visto tra i partecipanti Roberto Brunelli, giornalista, Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè, e Jan Kitzler, giornalista, corrispondente della ARD (radio pubblica tedesca) in Italia.
Secondo Michael Braun per avere un rapporto futuro improntato alla fiducia ed alla stima reciproche, oltre ai rapporti economici bisogna sviluppare delle visioni comuni, che partano dalla percezione reciproca. Nel 2006 i rapporti italo-tedeschi erano molto migliori rispetto alla situazione attuale, e la crisi economico-finanziaria del 2008-2011 non ha certo contribuito al loro sviluppo. Bisogna registrare che i due Paesi hanno risposto in maniera molto diversa alla crisi. I vertici europei hanno imposto delle linee guida in materia economica che i Paesi membri non sono stati sempre in grado di attuare. Nell’ambito della dicotomia solidarietà/solidità, l’Italia ha privilegiato il primo aspetto, mentre la Germania ha privilegiato il secondo, e con l’acuirsi della crisi, lo scambio di accuse tra i due Paesi su questi due temi si è purtroppo intensificato. Il ruolo dei media, spesso ostaggi della politica, ha complicato il quadro, mentre sarebbe opportuno, se si vuole mantenere un dialogo, capire e percepire il punto di vista dell’altro.
Nel sondaggio sono stati presi in esame vari indicatori, quali potenziale economico, assistenza sanitaria, qualità della vita, sistema scolastico e mobilità sociale. Sono emersi scenari preoccupanti per il futuro e le due nazioni sono preoccupate per questioni diverse, l’Italia per l’economia, e la Germania per la stabilità politica. La fiducia dei tedeschi nel proprio governo e più in generale nel proprio sistema politico è maggiore rispetto a quella che gli italiani pongono nel loro governo e nel sistema dei partiti. Inoltre gli italiani pensano che l’Euro abbia avvantaggiato enormemente la Germania. È interessante notare che ciascuno dei due Paesi consideri l’altro il “beneficiario netto” dei finanziamenti dei Paesi membri verso l’Unione Europea, mentre dai dati emerge chiaramente che entrambi sono contribuenti netti, ma beneficiano dei contributi europei in maniera molto diversa, con la Germania che registra una maggiore capacità di utilizzare i fondi europei per i propri progetti nazionali. I tedeschi inoltre considerano molto valido il sistema scolastico del nostro Paese.
Carlo Buttaroni ha posto l’accento sulla situazione economica attuale, che dipende in massima parte dal grado di fiducia degli investitori nei vari Paesi. A suo parere oggi Italia e Germania hanno un problema comune, ovvero la forte debolezza della domanda interna, fattore che impedisce all’economia italiana di ripartire a pieno regime e che costringe i tedeschi a dover costantemente cercare acquirenti esteri per il proprio surplus produttivo. Inoltre la scarsa fiducia nel mercato europeo frena molti investimenti. La crisi ha cancellato in Italia un buon 20% del ceto medio. È un dato abbastanza allarmante. In Germania il sistema del welfare resiste, mentre in Italia sta rapidamente collassando, a causa di un cambiamento epocale mai visto prima. Dal modo con il quale l’Italia risponderà alla crisi dipenderà il futuro dell’Unione. Si dovrà lavorare ancora di più per una vera integrazione europea, e così come abbiamo avuto una nuova moneta, dovremmo avere anche una nuova politica economica europea comune. Comunque il 70% degli italiani è favorevole al mantenimento della moneta unica. In fondo guardando al passato i risultati sono stati considerevoli, 70 anni di pace, ed una nuova autocoscienza europea dovrà affacciarsi sullo scenario mondiale. Le società nazionali sono cambiate molto velocemente, e la questione della sovranità si farà sempre più pressante nel prossimo futuro, un processo avviato sin dai tempi di Bretton Woods. I mercati finanziari si muoveranno indipendentemente dall’esito sul referendum costituzionale in Italia, semplicemente si sposteranno sempre di più laddove troveranno conveniente investire. Quindi o ridaremo alla politica la capacità di governare questi processi economici oppure rischieremo la deriva definitiva, come si è già verificato per le grandi famiglie politiche del XX secolo.
Jan Kitzler, corrispondente dell’emittente radio tedesca ARD in Italia, ha considerato in maniera negativa le continue opposizioni al cambiamento che si stanno verificando in Italia osservando l’opposizione alla riforma costituzionale, causata anche dalla totale mancanza di fiducia tra vertici e società civile nel nostro Paese, che sta registrando tra l’altro una forte avanzata populista, espressione del clima di sfiducia del Paese nelle istituzioni e nelle politiche economiche e sociali.
Per Roberto Brunelli, giornalista corrispondente tra Italia e Germania, il sondaggio presenta alcune sorprese positive, ma anche il perdurare di molti stereotipi tra i due popoli, fattore dovuto anche al problema mediatico. Secondo il giornalista il problema dei media è un problema eminentemente politico, strettamente connesso al fenomeno del populismo. Nei sondaggi la differenza fondamentale è data dalla percezione e dalla narrazione di sé stessi, ed il perdurare degli stereotipi incide molto sul rapporto di fiducia reciproca. Con la globalizzazione, concetto astratto ma con conseguenze molto concrete, si è verificata una spaccatura verticale tra Italia e Germania, con la prima che soffre enormemente una totale mancanza di fiducia nel proprio sistema politico, ma che tuttavia considera l’euro un punto di ancoraggio. Il ruolo dei media è determinante in maniera massiccia per l’orientamento dell’opinione pubblica, e un esempio lampante sono state le elezioni presidenziali in America, dove l’elettorato in base alla percezione di sé ha compiuto scelte determinate. Brunelli ha poi citato un sondaggio statunitense dal quale è emerso che oggi il 38% degli americani crede che oggi in America si stia peggio rispetto a cinquanta anni fa, dato palesemente falso, anche in termini di occupazione. Per esempio il quotidiano tedesco Der Spiegel si è divertito a smontare una per una le false notizie circolanti nei media. Ma ancora una volta ciò che conta è la percezione: guardando il caso italiano, molti notano l’erosione del ceto medio ed il venir meno della mobilità sociale, anche se il suo ranking di nazione industriale rimane al secondo posto in Europa, fattore che molti tendono ad ignorare.
In ultima analisi Braun, Kitzler e Brunelli hanno discusso del ruolo dei social media nel mondo tedesco. La TV resta la fonte più influente nella formazione dell’opinione pubblica a scapito di internet, con un tasso del 92%. La radio resta stabile mentre anche in Germania si registra un crollo dei quotidiani. I social media ed internet si attestano intorno al 60%, anche se non raggiungono il credito e la fiducia delle emittenti televisive. È quindi sì aumentata la leva dei social, ma rimane il problema di come l’individuo oggi si costruisce la propria opinione personale rispetto a tutti questi mezzi d’informazione. Con l’avvento di Internet il problema diventa il modo con il quale vengono filtrate le informazioni ricevute. Il peso del web è cresciuto molto negli ultimi anni, e nonostante il crollo dei quotidiani in Germania, la radio è di ottima qualità, e milioni di ascoltatori al giorno si sintonizzano, poiché la radio tedesca fornisce informazioni e non opinioni, ecco perché l’informazione in Germania resta sempre più obiettiva rispetto a quella italiana.